"Se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, ditemi cosa dovrebbero fare, rispondere con cappuccino e brioche?".

Così Matteo Salvini, felpa della polizia addosso, difende gli agenti che hanno ammanettato Arafet Arfaoui, 32enne tunisino colto da malore e morto a Empoli dopo essere stato fermato.

"Hanno ammanettato, un violento, un pregiudicato, che purtroppo poi è stato colto da arresto cardiaco", spiega il ministro, che già ieri ha difeso gli agenti che "sono stati aggrediti, malmenati, morsi".

I FATTI - Stando a quanto riferito dalle forze dell'ordine, l'uomo ha accusato un malore mentre era a terra ed è morto. Aveva le manette ai polsi e le caviglie legate con una corda perché continuava a scalciare.

È successo in un money transfer: a chiamare le forze dell'ordine è stato il gestore, perché il tunisino, forse ubriaco, si era presentato nel locale in stato di alterazione. Voleva trasferire 20 euro ma il titolare, nel timore che fossero soldi falsi, non ha effettuato l'operazione, scatenando l'ira del 32enne. Di qui l'intervento degli agenti, che avrebbero intercettato l'uomo fuori e avuto serie difficoltà a bloccarlo, prima di riportarlo all'interno del money transfer dove il tunisino è morto.

I DUBBI - Sulla ricostruzione ha espresso tutti i suoi dubbi Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi: "Se vogliamo dire che è giusto così smettiamo di stupirci e indignarci, consideriamo queste morti come danni collaterali che il nostro ordinamento giudiziario dimostra di voler considerare tollerabili. Le versioni giornalistiche sono sempre le stesse, persone che improvvisamente vengono portate via in luoghi chiusi, danno in escandescenze, si autolesionano e muoiono ammanettate e con i piedi legati".
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