Se dovesse essere riconosciuto colpevole dell'omicidio di Pamela Mastropietro, Innocent Oseghale non godrebbe di alcuno sconto di pena.

Il gup Paolo Bonifazi, con il parere positivo della Procura di Macerata, ha respinto la richiesta di rito abbreviato avanzata dai legali del pusher nigeriano imputato per omicidio e occultamento di cadavere (ma la Procura lo accusa anche di stupro) in relazione al caso della morte della 18enne che si era allontanata da una comunità di recupero di Macerata, per poi essere ritrovata a pezzi in due trolley.

Oseghale nel corso dell'udienza ha letto una lettera nella quale "si è scusato con la famiglia di Pamela e con gli italiani" e "ha dichiarato di non aver ucciso la ragazza e di aver sbagliato a non chiamare un'ambulanza". Il nigeriano ha chiesto all'Italia "un'altra possibilità".

Il processo in Corte d'Assise si svolgerà il 13 febbraio 2019: "Vogliamo esercitare appieno il nostro diritto di difesa e portare i vari testimoni", ha fatto sapere Simone Matraxia, uno dei legali del nigeriano.

E questa mattina, davanti al tribunale di Macerata, si sono registrati momenti di altissima tensione.

La folla ha iniziato a inveire contro Oseghale non appena gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno fatto scendere dal blindato: "Assassino, mostro", gli urlavano.

Il gruppo di contestatori ha preso di mira anche il sindaco di Macerata Romano Carancini: "Sono aspetti che da sindaco mi lasciano perplesso. Queste persone non erano maceratesi (pare siano arrivati in pullman da Roma, ndr), hanno insultato i maceratesi ed è inaccettabile per la mia comunità che continua a vivere con grande dolore e discrezione la vicenda di Pamela". Un duro attacco quello del sindaco agli "ultrà della giustizia". "Ci piacerebbe sapere chi sono e chi li ha mandati ad avvelenare il clima".

(Unioneonline/L)
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