L'uso (o meglio, il mancato uso) dei tamponi per individuare i portatori di coronavirus è uno dei filoni dell'inchiesta della Procura di Sassari ma anche uno dei maggiori problemi a cui deve far fronte la sanità finita nella tempesta. Il Laboratorio di Microbiologia dell'ospedale è oberato di lavoro con inevitabili tempi lunghi. Quello dell'Istituto zooprofilattico, con sede in via Duca degli Abruzzi a Sassari, in un primo momento ignorato e rimesso in gioco dal ministero della Salute, non dispone di reagenti. Quindi, è paralizzato. «È necessario che la Regione programmi l'apertura di un laboratorio a Olbia», chiede il consigliere regionale M5S Roberto Li Gioi, «un presidio che alleggerirebbe il lavoro di Sassari e consentirebbe di azzerare i tempi lunghi dovuti ai viaggi delle provette tra le due città, come sta accadendo quotidianamente. Occorre trovare soluzioni per aumentare l'efficienza globale dei laboratori perché Sassari non sarà mai sufficiente per tutto il Nord Sardegna».

Nel tunnel

Accade anche questo ai tempi del Covid-19, con una battaglia sanitaria in corso e una serie di errori che hanno fatto infilare il Santissima Annunziata in un tunnel in fondo al quale ancora non si scorge la luce. I contagi proseguono con ritmo preoccupante. In ospedale, ma anche a Casa Serena, nel rione Prunizzedda, zona est della città, e nella Rsa San Nicola, a Piandanna, periferia nord-ovest.

(Ansa)
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Il problema dei tempi

I tamponi hanno bisogno di tempo. In condizioni ottimali (possesso di estrattore automatico e strumento per l'amplificazione dell'acido nucleico), l'analisi si può contenere in circa tre ore. Se l'estrazione viene fatta manualmente per ogni campione, i tempi aumentano in maniera consistente. Il Laboratorio di Microbiologia possiede tali strumenti? Il 14 marzo la comunità cinese di Sassari ha fatto dono di un estrattore alla struttura diretta da Salvatore Rubino che, tra parentesi, mercoledì è entrato nel CdA della Fondazione di Sardegna, insieme all'architetta oristanese Marianna Orrù e al ragioniere nuorese Marco Zoppi. Tornando alla sanità, il Laboratorio era attrezzato di estrattore all'insorgere dell'emergenza? Ora sono in molti a buttarsi a capofitto sui test rapidi sierologici per la ricerca degli anticorpi. Governatori, sindaci (compreso quello di Erula, comune di 700 abitanti in Anglona) e dirigenti medici cercano di acquistarli un po' dovunque. Trascurando due dettagli. Primo: chi è che interpreta i risultati? Secondo: il ministero della Salute non li ha validati. Attendibilità, dunque, tutta da dimostrare. Insomma, si prosegue a tentoni. Il metodo più efficace sarebbe quello dei test di biologia molecolare che in circa tre ore individuano la presenza dell'Rna virale. Naturalmente, non se ne trovano.

Il valzer dei direttori

Intanto, il Pronto soccorso resta in trincea. È tornato al suo posto il direttore, Mario Oppes, che poco dopo l'insorgere dell'emergenza era stato "invitato" a mettersi in ferie (o in malattia, non è chiaro) e cedere il posto a Paolo Pinna Parpaglia. In pratica, in pieno caos, la dirigenza dell'Aou non aveva trovato di meglio da fare che decapitare il Pronto soccorso, salvo poi fare macchine indietro.

Ivan Paone

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