Morti ancora positivi, guariti da tempo che figurano ancora tra i casi attivi di coronavirus, Rsa che hanno ricevuto un certificato di fine quarantena ma che per gli uffici dell'Ats sono ancora focolai attivi.

Un caos nel conteggio degli attualmente positivi che - trasmesso all'Iss e al ministero - potrebbe aver contribuito a far finire la Sardegna in zona arancione?

Da domenica (e per due settimane) la Sardegna non è più gialla. Il ministero l'ha definita a rischio alto principalmente per quattro motivi: l'occupazione delle terapie intensive (aveva superato il limite del 30%, il giorno dopo con l'apertura di nuovi posti letto la percentuale è scesa al 24); il forte ritardo di notifica "che potrebbe rendere la valutazione degli indicatori meno affidabile"; l'incidenza dei casi attivi ogni 100mila abitanti; e il trend dei focolai in crescita, anche nelle residenze per anziani.

Dati, gli ultimi due elencati, che potrebbero essere falsati da questo disordine sulle cifre che da tempo denunciano i sindaci e che il famoso portale "per trasmettere i dati in tempo reale" non ha risolto del tutto.

E' il sospetto di molti primi cittadini dell'Isola, ed è ciò che è avvenuto con il pasticcio della Lombardia, zona rossa per una settimana proprio a causa dei dati incompleti inviati dalla Regione.

I SINDACI - "Non sono solito polemizzare, ma da diversi mesi riceviamo comunicazioni imprecise dagli enti deputati alla rilevazione dei contagi", spiega il sindaco di Nuraminis Stefano Anni. "Ci danno 33 positivi, ma tra questi ci sono cittadini deceduti due mesi fa e altri negativizzati da tre mesi. I positivi effettivi nel nostro paese oggi sono 4, non 33". "Temo che dati errati possano portare facilmente a decisioni errate".

Giovanni Daga, sindaco di Nuragus, segnala sul suo profilo Facebook: "Nonostante l'Ats continui a segnalarci 23 persone positive, la nostra situazione attuale è di contagi zero. Speriamo che questa discrepanza tra dati formali e dati reali si possa risolvere presto e che il sistema provveda all'aggiornamento, per avere un monitoraggio attendibile".

Dal Comune di Quartu raccontano di un cortocircuito continuo: "Riceviamo ogni giorno una Pec dall'Ats, e i dati tra questa e il portale attivato per le amministrazioni non coincidono mai. Capita che abbiamo in elenco persone in ospedale ma invece sono decedute; doppioni, cioè la stessa persona che risulta una volta guarita e l'altra in isolamento; per una Rsa che aveva già avuto il certificato di fine quarantena, ci hanno comunicato in seguito erroneamente 12 persone ancora infette".

Anche a Maracalagonis Francesca Fadda segnala "ritardi e incongruenze", ma sottolinea che le cose "stanno migliorando" e mostra comprensione per "il carico di lavoro immenso dell'Ats".

(Unioneonline)

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