Don Salvatore Capula, storico parroco di La Maddalena, un vero e proprio governatore parallelo delle istituzioni locali, non si perse in chiacchiere. E' luglio inoltrato del 1972 quando Francesco Cossiga, allora ministro dell'Interno, lo chiama direttamente in sacrestia per comunicargli lo sbarco dei marines nell'arcipelago più esclusivo del mondo. Il futuro Capo dello Stato contava nell'Isola molti referenti legati alla rivoluzione democristiana dei giovani turchi ma sapeva che il capo dei capi era il sacerdote. Non usò mezze frasi, fu esplicito come l'indole risoluta del futuro picconatore gli imponeva: «Don Salvatò, - gli disse Cossiga - verranno a La Maddalena 1.800 militari americani con le loro famiglie, avranno il suo nome come riferimento. Con loro giungeranno 300 persone per i servizi». La preoccupazione del vertice dello Stato è quella di un'accoglienza degna di questo nome.

Don Capula & Cossiga

Don Capula non perde tempo e pianifica il saluto, giusto per fare da contraltare ai musi storti degli stessi discepoli dello scudo crociato. Raduna i maggiorenti locali nella sala alle spalle dell'altare maggiore per fargli ascoltare la viva voce di Cossiga che si spertica in aspettative: «In quest'isola ci saranno sconvolgimenti in positivo. Ci saranno benessere e posti di lavoro per tutti. Quello che mai si sarebbe potuto immaginare, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, adesso è possibile». Per spianare la strada allo sbarco dei sommergibili stelle e strisce la maggioranza comunale, da sempre monocolore democristiano, aprì persino le porte ad una giunta con i comunisti. Il primo cittadino, Peppino Deligia, racconta di un'alleanza vista male da tutti, dalla DC nazionale, regionale, provinciale e dalla stessa Chiesa. Con la benedizione di Don Capula e di Cossiga, però, l'acqua santa e il diavolo fecero l'accordo per favorire lo sbarco nell'isola degli Stati Uniti d'America. Il punto programmatico sullo sbarco americano in terra di Sardegna fu esplicito ma rassegnato: "si prende atto di questa presenza". Nixon e Andreotti, Presidente degli States il primo, Presidente del Consiglio italiano il secondo, erano abili negoziatori, come pochi altri.

Belzebù e gli yankee

Da una parte la riconoscenza del "Belzebù" nazionale verso gli yankee, dall'altra il sogno nucleare della Difesa italiana che chiedeva a più riprese agli americani l'uranio necessario per mettere in acqua una flotta di sommergibili nucleari tutta italiana. La bandiera stelle e strisce si innalzò nell'arcipelago ma del propulsore radioattivo non se ne fece niente. I generali americani erano contrari alla dotazione atomica per la Difesa del tricolore. Storia controversa di quelle tanti basi logistiche e non solo, mitigate con l'emblema della Nato, ma in realtà tutte figlie del Bilateral Infrastrutture Agreement, addendum dell'accordo principale siglato segretamente a Washington nel lontano 1972. Un accordo blindatissimo in cui la Sardegna era la preda principale degli Stati Uniti d'America nel Mediterraneo. Cessione senza condizioni, con un contratto di alcune aree strategiche che sarebbe in essere sino al 2034. Di quell'intesa blindata dal segreto di Stato ancor oggi si conosce poco o niente. Di certo si sa che la Casa Bianca è il fulcro del sistema, strategie militari e geopolitiche ruotano tutte intorno alla stanza ovale della più potente macchina da guerra al mondo. E' dalla war room, la camera di guerra, che si decide come dislocare le forze militari nello scacchiere mondiale. Alla fine degli anni novanta la tensione nel Mediterraneo e verso la Russia si allenta, il teatro occidentale diventa sempre meno appetibile per gli Stati Uniti d'America. In molti in terra sarda cercano di assumersi presunti meriti per la dipartita americana dall'Arcipelago, la realtà, però, è un'altra.

Addio da 7.000 km

Gli americani non se ne fanno più niente di una base per sommergibili nucleari a 7 mila chilometri di distanza da Washington. Il 29 settembre del 2007 la nave appoggio per sottomarini a propulsione nucleare Uss Emory Land lascia gli ormeggi della banchina di Santo Stefano con a bordo 1500 soldati statunitensi. Trentacinque anni di incidenti, diplomatici e nucleari. Tutto secretato compreso quello del 25 ottobre 2003 quando il sottomarino a propulsione nucleare Uss Hartford tocca il fondale nei pressi di Caprera.

Parabole sul Limbara

Prima ancora di quell'ultimo addio gli americani in persona avevano lasciato abbandonata un'imponente base satellitare e di controllo missilistico costruita nella punta più alta del paradiso terrestre del Monte Limbara nella Gallura più interna. Parabole ciclopiche, cemento armato a gogò e devastazione senza confini. Fuga senza ristoro e danni incalcolabili mai pagati. Finita la guerra fredda, lo sguardo degli Stati Uniti si è rivolto sempre di più verso le crisi mediorientali. L'elezione di un nuovo Presidente a stelle e strisce significa, però, molto spesso nuove sensibilità e alterne strategie. Trump, visione egocentrica e nazionalista, più di una volta lo ha detto a chiare lettere: il nostro esercito non interverrà più in terre lontane. L'esortazione alla Nato e all'Europa è stata chiara: armatevi e difendetevi. Della solidarietà atlantica il Capo uscente della Casa Bianca non sembra preoccupato. In Libia, Egeo, Turchia e aree limitrofe gli americani di Donald Trump non vogliono andarci. Cambierebbe, e non di poco, lo scenario nel caso il predestinato fosse Joe Biden. Visione atlantista, legami più stretti con l'Europa, strategia mondialista della pace ovunque. E' fin troppo evidente che la Sardegna, quella inquadrata nella strategia militare mondiale, rischia di ritornare centrale e funzionale alle tensioni nel Mediterraneo, solo se cambiasse l'inquilino della Casa Bianca, con uno sguardo più europeo e occidentale.

Risarcimenti e Portaerei

Di certo nessuno dei due contendenti si porrebbe il problema del risarcimento ambientale ed economico per questo ruolo usa e getta riservato alla Sardegna in questa travagliata storia di occupazione militare americana. A La Maddalena intanto, il ministero della Difesa pianifica la riconfigurazione del Pontile dell'isola di Santo Stefano. Obiettivo ormeggiare gigantesche portaerei. Progetto allo stato avanzato, finanziato e secretato. Non si sa mai che con il nuovo inquilino della Casa Bianca si debba riattivare la sacrestia che fu di don Capula. Del resto quell'accordo tra Stati Uniti e Italia sulla testa della Sardegna continua a restare segreto di Stato.

Mauro Pili
© Riproduzione riservata