«Mi ha mangiato il dito. Guardi, sono stato aggredito da un nigeriano che mi ha mangiato il dito». Mohamed Oquamba, 30 anni, originario del Ghana, ieri mattina lo ha ripetuto varie volte alla giudice Tiziana Marogna, durante l'udienza che ha convalidato il suo arresto. E nel farlo, ha mostrato alla presidente della Prima sezione penale del Tribunale la profonda ferita alla mano, ancora sanguinante. In effetti, al giovane ghanese arrestato durante la notte dagli agenti della Polizia municipale per resistenza e danneggiamento, mancava visibilmente l'ultimo tratto di falange di un dito.

L'arresto

In stato di agitazione, dopo aver ammesso di aver bevuto sino ad ubriacarsi, il ragazzo avrebbe aggredito gli agenti intervenuti per soccorrerlo, rompendo a pugni il fanale di un mezzo di servizio. È comunque una vicenda dai contorni tutti ancora da chiarire quella che ha preceduto l'arresto del trentenne ghanese fermato alle 2 del mattino in piazza Yenne in uno stato di forte agitazione e con una mano sanguinante. Dopo l'intervento degli agenti della Municipale, stando all'accusa, il giovane - in evidente stato di ebbrezza - sarebbe andato in escandescenze, prendendo a pugni il furgoncino della Municipale e rompendo così anche uno dei fari anteriori del mezzo. Da qui l'arresto, eseguito su ordine del pubblico ministero di turno Marco Cocco. I vigili urbani hanno poi chiamato anche il 118 affinché venisse curato e, ieri mattina, il ragazzo è comparso in Tribunale per l'udienza di convalida.

L'aggressione

Una volta davanti alla giudice Marogna, smaltita in parte la sbornia, il giovane africano - difeso dagli avvocati Mauro Massa e Laura Quartuccio - ha raccontato di essersi ubriacato a seguito di una violenta aggressione subita alcune ore prima. «Ero agitato», ha detto alla giudice, «perché ero stato aggredito da un nigeriano che mi ha rubato il cellulare. Volevo che me lo restituisse e mi ha mangiato il dito. Ho chiesto aiuto e mi sono sentito male. Ho bevuto e mi sono ubriacato». Tolta la fasciatura, il ragazzo ha mostrato l'anulare destro sanguinante, tranciato di netto poco prima dell'unghia. Una versione tutta ancora da verificare, ma nel frattempo - dopo la convalida - la giudice ha accolto la richiesta dei difensori di concedergli i domiciliari e la possibilità di spostarsi di casa per andare a mangiare alla mensa della Caritas.

Le indagini

Il suo racconto davanti alla giudice e alla polizia giudiziaria, quasi certamente, porterà all'apertura d'ufficio di un secondo fascicolo contro ignoti per rapina e lesioni gravissime (visto il danno permanente dovuto dall'amputazione di una parte dell'anulare). Il processo è stato aggiornato al 10 settembre.

Francesco Pinna

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