Cure appropriate e tempestive ai cittadini: investire per avere risultati
Qualsiasi società, anche la più opulenta, si pone il problema di quanti soldi mettere sulla sanitàViviamo in società complesse nelle quali le scelte della politica devono necessariamente uniformarsi ai diritti di cittadinanza di ogni cittadino, come principio di giustizia sociale. D’altro canto però non si possono ignorare i “Portatori di Interessi” che dal canto loro rappresentano altri bisogni e interessi diffusi della popolazione.
Questa rappresentazione è di certo uno specchio reale della società, ma si presta ad essere vista nelle sue sfaccettature. Un esempio fra tutti è la sanità. I portatori di interessi sono principalmente gli ammalati. Ma non solo. Poiché il tema centrale della nostra regione è la riforma del servizio sanitario molti altri attori vogliono farne parte. I sindacati CGIL, CISL e UIL, quelli degli infermieri e dei medici, i sindaci, tutte le associazioni sorte a difesa della sanità dei loro territori. E ovviamente tutti sono esperti di sanità e vorrebbero che la politica tenesse conto di tutte le sfaccettature dei bisogni che intendono rappresentare. Questo schema si ripete stancamente ad ogni legislatura con l’aggiunta che la sanità è strettamente aggregata all’assistenza sociale per cui passare da un argomento all’altro è diventato usuale. Ma questi due mondi anche se sembrano vicini sono, nei termini della loro organizzazione e dei risultati che vogliono raggiungere, molto distanti. Questo è l’errore metodologico che si continua a fare. Partire dai bisogni di salute manifestati da questi portatori di interessi non ci ha portato finora da nessuna parte. In realtà i temi portati all’attenzione della politica sono marginali, perché i reali problemi della sanità sono quelli di dare cure appropriate e tempestive ai cittadini. La discussione verte, invece, su quante ASL siano necessarie e su principi generali come portare la sanità nel territorio e come serva fare più prevenzione. In sottofondo poi la sanità viene vista come una opportunità di lavoro senza mancare di sostenere la necessità di stabilizzare molti precari. In realtà la parola stabilizzare dovrebbe essere cancellata dal mondo sanitario perché dovremmo sostenere e praticare il concetto che in un sistema così complesso, dove servono riconosciute capacità, si accede solo dopo aver effettuato concorsi molto selettivi e senza trucchi. Allora è dovere soprattutto di noi medici indicare percorsi diversi che diano gli indirizzi generali sui quali poi la politica possa chiedere il consenso dei cittadini. Qualsiasi società, anche la più opulenta si pone il problema di quanti soldi investire in sanità. Si, investire, per avere risultati di salute. Ed allora sarebbe buona norma definire a priori le risorse che possiamo destinare per il nostro servizio sanitario. In sintesi: dare servizi in modo esplicitamente limitato sulla base della loro provata efficacia. Dobbiamo partire dall’Assistenza Primaria che serve per garantire a tutta la popolazione equità nella tutela della salute attraverso adeguate misure sanitarie. Serve finalmente avviare importanti studi epidemiologici per conoscere a fondo ogni aspetto dello stato di salute di noi sardi. Da questo avviare programmi di prevenzione delle malattie cardio vascolari, del diabete, dell’obesità e dei tumori. E contemporaneamente prendere di petto la rete ospedaliera vedendo quali modelli organizzativi attuare, che livelli di competenze devono avere i vari reparti e i singoli ospedali, che profilo professionale devono avere i medici e gli infermieri. Il tutto deve avvenire con un metodo scientifico che valuti la nostra sanità in confronto ai migliori ospedali del nostro paese. Pochi concetti: cosa fare, come farlo, per quali obbiettivi, con quali verifiche.
Antonio Barracca