Sanità sarda. Per comprendere di che cosa si parli bisogna affrontare gli aspetti pratici e non limitarsi ai rassicuranti massimi sistemi, mi spiace tediarvi.

Circa ogni due mesi, per esempio, un piccolo esercito di trapiantati di fegato della ex provincia di Nuoro, che va da Bosa all'Ogliastra comprendendo anche la bassa Gallura, un centinaio di persone, si mette in marcia per recarsi al centro trapianti del Brotzu di Cagliari per i controlli periodici. È bene rilevare il disagio e le difficoltà intanto economiche, giacché i rimborsi vengono accreditati dalla Regione ai comuni e pagati anche con sei mesi di ritardo, come a Nuoro (e intanto il trapiantato deve anticipare tutto, viaggio, pernottamento, cena, colazione ecc.), ma soprattutto logistiche (c'è chi non possiede la macchina, chi non può guidare, chi ha altre patologie invalidanti, ecc.), con pesanti impatti sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Nel 2016 l'Associazione Trapiantati AITF ha pertanto presentato un progetto per aprire un centro Day-service presso l'ospedale San Francesco di Nuoro, comprensivo della necessaria formazione per operare sui trapiantati, sulle cure e i controlli necessari, e dell'indispensabile laboratorio di analisi, munito anche dei reagenti per fare il dosaggio dell'antirigetto. Il progetto ha avuto aggiustamenti vari, ed è stato cronologicamente approvato dal dottor Palermo, dal subentrante dottor Marras, dalla dottoressa Dessì, poi dall'assessore Arru (cito i nomi anche per giustificare i passaggi e i circa tre anni trascorsi).

Nel 2018 il dottor Moirano ha infine passato la pratica alla nuova direttrice generale dell'ASSL di Nuoro, dottoressa Cattina. Passati nove mesi, non è chiaro infine se l'attuale sospensione del progetto sia dovuta alla mancata acquisizione di personale medico, o alla mancata formazione oppure a problemi inerenti al laboratorio. Eventuali chiarimenti e approfondimenti della situazione sarebbero graditi (e attesi con trepidazione dai trapiantati).

Ora, senza voler entrare nel merito personale, mi sembra che il titolo di quanto avviene sia da una parte la mancanza di pianificazione (che per me è la formulazione di un piano efficace a tre-cinque anni, mentre la programmazione si applica a un periodo più breve, generalmente ai dodici mesi), e dall'altra la sottovalutazione delle peculiarità del territorio sardo ai fini della gestione di un sistema complesso come la sanità.

Analogo commento può applicarsi alla vicenda dell'ospedale di Lanusei e alla chiusura delle degenze del reparto Ortopedia e alla sospensione dell'attività chirurgica “a causa della forte carenza di organico”. Ragionando di pianificazione, che ci si svegli una mattina con una mancanza di organico di un reparto ospedaliero (o di un aeroplano per una tratta intercontinentale, ad esempio), alla quale si sarebbe dovuto provvedere con tre anni di anticipo, mi sembra comunque un indizio di discutibile gestione, ditemi voi. Senza voler risalire a un grave difetto di base, cioè il numero chiuso che limita l'accesso alle facoltà di medicina, vero collo di bottiglia ormai da rimodulare, il problema che però quotidianamente s'incontra nella sanità sarda - si vedano e non si sottovalutino le liste di attesa che sono infine una discriminante tra abbienti, che possono permettersi di pagare l'intramoenia o comunque cure private, e le fasce deboli, costrette a subire - è dovuto al principio ispirante e dominante di tutela del budget prima dei pazienti e prima della prevenzione. Questo al di fuori di un dettato costituzionale preciso e inequivocabile.

La tesi del "dobbiamo gestire meglio i soldi dei contribuenti" si scontra ormai quotidianamente con i disservizi a macchia di leopardo che colpiscono la nostra terra e che possono essere diffusamente testimoniati, e si scontra coi giudizi di legittimità che hanno sancito che i diritti costituzionali, soprattutto certi diritti costituzionali, come quello alla salute, non sono negoziabili né sacrificabili sull'altare delle esigenze di finanza pubblica. “È la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione” (Corte costituzionale, sentenza numero 275 del 2016, sempre in materia di salute e sanità). Dobbiamo ritornare ai fondamentali e abbandonare una centralizzazione da socialismo reale: diamo spazio ai risultati, non all'ideologia finanziaria.

CIRIACO OFFEDDU

MANAGER E SCRITTORE
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