"Non c'è nessuna presunta ribellione o disobbedienza delle regole comuni".

Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, confermando la sua apertura al dialogo con l'Ue all'indomani della bocciatura della manovra: "Con l'Europa condividiamo un obiettivo comune: la riduzione del debito. Stiamo lavorando per questo, orientando il Paese verso la crescita". Ma precisa: "Vogliamo un sistema-Paese più competitivo, le ricette orientate sull'austerità hanno fallito".

"Siamo responsabili - prosegue - e responsabilmente abbiamo impostato la manovra. Non c'è nessuna presunta ribellione o disobbedienza delle regole comuni. Se si tratta di difendere gli italiani non siamo disposti a rinunciare a nulla".

Il premier dunque, che alle 17 riferirà alla Camera e sabato incontrerà a cena a Bruxelles Jean Claude Juncker per presentargli un "piano per il rilancio della manovra", si allinea con il Colle, che nei frequenti contatti con palazzo Chigi ha suggerito di negoziare.

I suoi vicepremier sembrano molto meno disposti a trattare: "Non faremo passi indietro", ha detto Matteo Salvini.

SCONTRO MOSCOVICI-SALVINI - Intanto il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici risponde aspramente a Salvini che ieri, dopo la bocciatura della manovra, ha commentato ironicamente: "È arrivata la lettera di Bruxelles? Va bene, aspettiamo quella di Babbo Natale".

"Non mi sono messo il vestito rosso o la barba bianca e non sono Babbo Natale - ha detto in un'intervista al Corriere della Sera -. Sono il commissario agli Affari economici e finanziari e penso si debbano trattare queste questioni con rispetto reciproco, serietà e dignità".

"L'opinione della Commissione è un passaggio importante di una procedura prevista dai trattati, che sono approvati da tutti - ha aggiunto -. Non con disinvoltura e un'ironia che stride. È importante per gli italiani e per tutti gli europei. Diamoci da fare perché c'è tanto lavoro in questa situazione che nessuno ha voluto. Certo non noi. Il dialogo non è un'opzione, è un imperativo necessario più che mai".

"Il popolo italiano - gli risponde ancora Salvini - non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua a insultare l'Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta: la pazienza è finita".

(Unioneonline/D)

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