London Stock Exchange ed Euronext raggiungono l'accordo su Borsa Italiana.

Piazza Affari da oggi è dunque un po' meno "inglese", e passa al consorzio paneuropeo di cui fanno parte anche Cdp Equity e Intesa Sanpaolo.

Lse conferma in una nota di aver accettato di vendere l'intera partecipazione in Borsa Italiana a Euronext per un valore patrimoniale di 4,325 miliardi di euro, più un importo aggiuntivo che riflette la generazione di cassa da completare.

Il primo tempo dell'operazione, entrata nel vivo con l'esclusiva alla cordata franco-italiana a metà settembre, arrova dunque alle battute finali.

Si apre ora un'altra partita, e cioè quella con le autorità di Vigilanza molto attente all'autonomia gestionale e al piano di investimenti in infrastrutture tecnologiche e in persone per fare in modo che Piazza Affari mantenga e incrementi la sua centralità nell'economia italiana.

Per la finalizzazione del'operazione non sono poi da trascurare i rilievi dell'Antitrust europeo, attesi entro metà dicembre, sull'acquisizione di Refinitiv da parte di Londra e al cui via libera senza intoppi è legata a doppio filo proprio la cessione della listino milanese.

Lse ha acquistato Borsa Italiana nel lontano 2007 per 1,6 miliardi creando un super holding allora da 5,8 miliardi di euro e, nel tempo, soprattutto con le intuizioni del francese Xavier Rolet, ceo del London Stock Exchange dal 2009 al 2017, in tandem con Raffaele Jerusalmi (a capo del Capital Market e alla guida della piazza Milanese) l'ha fatta crescere e l'ha valorizzata tanto che, nel caso ci fosse stata un'asta competitiva con i gli svizzeri di Six e i tedeschi di Deutsche Boerse, per gli analisti si sarebbe potuti arrivare ad una valorizzazione di 5 miliardi.

Con la Brexit l'orizzonte per Piazza Affari è cambiato anche se Londra in tredici anni, secondo le analisi delle banche d'affari, si è portata a casa utili per un totale di circa 1,7 miliardi, ripagandosi di fatto l'investimento iniziale.

(Unioneonline/v.l.)
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