Come riaprire rispettando le norme di sicurezza se i locali che ospitano l'attività commerciale sono troppo piccoli o, comunque, grandi meno dei 40-50 metri quadrati di cui si parla per la ripartenza nella cosiddetta fase 2 dell'emergenza?

Una domanda che si stanno ponendo anche molti commercianti cagliaritani, in particolare nel centro storico, dove ci sono botteghe e attività ospitate in spazi ristretti.

Per cercare una risposta e una soluzione, i rappresentanti della Fimaa Confcommercio Sud Sardegna incontreranno, martedì prossimo, il sindaco Paolo Truzzu, con l'obiettivo di proporre alcune soluzioni per permettere alle attività di ripartire.

"Il percorso era già stato avviato in tempi non sospetti con il presidente della commissione Attività produttive Pierluigi Mannino a seguito del blocco della cedolare secca da parte del Governo - spiega il presidente della Fimaa Confcommercio Marco Mainas - oggi la nostra richiesta è quella cercare di contenere i canoni d'affitto e quindi pensare a dei canoni calmierati, a condizione che da parte dell'amministrazione comunale ci siano sgravi fiscali anche per i proprietari. Oggi in una situazione pandemica dove tanti sono costretti e chiudere e in alcuni casi senza neppure avere i soldi per la spesa, è chiaro che il sindaco avrà un occhio di riguardo nei confronti dei commercianti che non possono riaprire".

Il problema, come detto, si presenterà soprattutto per chi ha un locale che non supera i 50 metri quadrati. "A causa di queste disposizioni sanitarie molti esercenti che hanno l'autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande non potranno esercitare la propria attività in locali così piccoli - ha spiegato Mainas - la quadratura media dei locali, soprattutto in centro, è di massimo 50 mq, siamo sicuri che il sindaco capirà le necessità del momento".

Per ovviare al problema, la Fimaa Confcommercio Sud Sardegna chiede "che vengano dati in concessione anche temporaneamente gli spazi esterni, non gratuita, ma con una condizione agevolata, quindi con il pagamento dell'occupazione del suolo pubblico, ma con l'autorizzazione dello spazio esterno che possa garantire il distanziamento sociale, questo per almeno uno o due anni, tempo necessario per ristabilizzarsi".

(Unioneonline/l.f.)
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