E' la storia esclusiva di un Principe e di un Emiro. Aga Khan Karim è il Principe. Tamim bin Hamad al-Thani, detto Al Thani, è l'Emiro. Il primo, il Principe, i sogni li realizza. Il secondo, l'Emiro del Qatar, li vuole comprare. Il Principe i soldi li riceve come donazioni dal popolo ismaelita che lo venera e lo acclama come guida spirituale. L'Emiro li sforna da sottoterra riempiendo il mondo di gas e non solo. Karim inventa sviluppo, crea lavoro e insegue sogni. Al Thani compra tutto, alberghi, ospedali, compagnie aeree e soprattutto tantissime armi.

Il sogno del principe Karim

Il sognatore ismaelita sbarca in Sardegna in punta di piedi nel lontano 1962. Ama il corbezzolo e il lentischio, si fa incantare dal granito forgiato dal mare e accarezzato dal vento. Compra i terreni e li trasforma nella Costa Smeralda. Un anno dopo inventa la prima compagnia aerea: Alisarda. L'acquirente qatarino, invece, non compra, fa shopping. Di tutto e di più. Osannato dalla politica, ricevuto con gli onori del miliardario senza limiti, varca le soglie di tutti i palazzi del potere. Nel cuore della magnificenza di Doha riceve tutti, dal Presidente della Repubblica Mattarella all'ultimo dei ministri, dai Presidenti del Consiglio, senza distinzione di schieramento, ai leader politici. Tutti alla corte di Al-Thani. Per l'Aga Khan le porte della politica si sono, invece, chiuse nel 1997, Giunta Palomba. Tentò di mettere in piedi la fase due della Costa Smeralda, il famoso Master Plan. Obiettivo far passare lo sviluppo da tre mesi all'anno ad un turismo più articolato, da quello congressuale a quello del benessere, dai centri sportivi alla nautica. Per Al-Thani, invece, le porte si spalancano subito. Non ha progetti ma soldi da buttare e poco importa se dietro questa storia, c'è un però, grande come un macigno.

Arriva un fiume di gasdollari

Cosa si cela dietro lo sbarco del Qatar in Sardegna? E soprattutto stiamo parlando di beneficenza, di affari o di qualcos'altro? Il fiume di gasdollari che si è riversato in Italia e in Sardegna in questi ultimi anni non ha precedenti. Il Qatar è un puntino nella penisola araba. Una superficie estesa meno della metà della Sardegna con appena due milioni e 350 mila abitanti. Il prodotto interno lordo procapite è, però, il più alto del mondo. Per capire la potenza di fuoco basti un dato: ogni abitante del Qatar dispone di media di Pil di 125 mila dollari, un cittadino italiano appena 38.000. Nelle scuole del Qatar prima dell'alfabeto ti insegnano il soft power, la strategia del potere dolce, abilità di un potere politico di persuadere, convincere, attrarre e cooptare. Agli agenti del Qatar inviati in Sardegna e in Italia la lezione è servita. Una capacità di persuasione a 360 gradi, dalla politica alla sanità, dal turismo al trasporto aereo.

Dalla crisi del Golfo all'Isola

E poi ci sono i soldi che non si vedono, quelli non tracciati che finiscono in rivoli sotterranei, una volta per finanziare la "carità" un'altra, secondo i nemici della penisola arabica, per finanziare il terrorismo internazionale. Ed è proprio questa sconvolgente accusa che ha portato alla cosiddetta crisi del Golfo. È il 5 giugno 2017 quando Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain ed Egitto chiudono il Qatar. Un embargo diplomatico, economico e logistico. L'accusa per l'emirato è di sostenere e finanziare gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah e di appoggiare l'Iran, il principale rivale di Riad nella regione. Accusa sempre smentita ma che pesa come una montagna sullo sbarco sardo occidentale del Qatar. Da quel momento la Sardegna è diventata sempre di più oggetto dei desideri, non funzionali allo sviluppo e alla crescita ma alla sponda italiana nello scontro arabo. Cerca amici il Qatar e per farseli apre i suoi forzieri.

Via allo shopping di guerra

L'Italia delle armi ci va a nozze con ordini miliardari, sottoscritti direttamente dai ministri con il sigillo dello stesso Capo dello Stato corso a Doha per rinsaldare un legame destituito di ogni fondamento storico e culturale. Unico vero interesse quello delle armi. Il Qatar in Italia fa shopping di guerra. Il 17 giugno del 2016 compra 7 navi di superficie da FinCantieri, spesa 4 miliardi di euro. Poco dopo passa da Leonardo Finmeccanica e si compra 28 elicotteri Nh90 per altri tre miliardi di euro. E per non farsi mancare niente stacca pure un assegno per comprare 24 aerei caccia multiruolo Typhoon del consorzio Eurofighter. L'Italia compra solo gas liquefatto. Il mercato delle armi resta sottotraccia, da annoverare tra ciò che non si deve dire al cospetto di quel che, invece, si deve propagandare.

Meridiana finisce lungo la rotta

La prima mossa del Qatar è nei cieli della Sardegna. Al Thani ordina ai suoi uomini di comprare Meridiana, la compagnia aerea erede della storica Alisarda. A trattare l'operazione con i soldi tra i denti manda un suo fedelissimo, l'eminenza grigia e affaristica dell'emirato, Akbar Al Baker, amministratore delegato della potentissima Qatar airways. L'Aga Khan vorrebbe cedere tutto ma non può. Resiste e mantiene la proprietà del 51% della sua creatura. Lui dolce e visionario, riservato e gentile, loro spregiudicati e senza pudore, pronti a imporre scelte folli e suicide con la strafottenza del denaro. Nell'epitaffio c'è il nome e la data di nascita, Alisarda, primo volo di linea 30 maggio 1966. Prima rotta autorizzata, Olbia-Roma Fiumicino-Olbia. E poi la data della fine, 11 febbraio 2020, ore 14.30 nell'era pre-coronavirus.

Si chiude una pagina di storia

Responsabili del decesso scelte campate per aria con manager senza storia e senza mestiere. Amichetti del potentissimo Al Baker con l'input di cancellare le orme della storia di Alisarda e distruggere il sogno dell'Aga Khan di una compagnia capace di mettere la Sardegna al centro e traguardare orizzonti ampi nel Mediterraneo e in Europa. Stravolgono tutto, impongono la cancellazione del nome Meridiana e scelgono Air Italy. È l'inizio del tracollo. Una gestione da brividi, un fallimento annunciato. L'emorragia di Meridiana nel 2014 raggiunge i 174 milioni di euro di perdite, niente, però, rispetto a quello che è riuscito a fare in appena un anno un tale Rossen Dimitrov, canadese di origini bulgare, chiamato dal Qatar a guidare la nuova Air Italy, 51% Aga Khan, 49% Qatar Airways. Il giovanotto è legato a filo doppio al capo. Al Baker lo sceglie, anzi lo impone. Non è una scelta tecnica ma esclusivamente personale. Come in una fiaba, Dimitrov da assistente di volo viene posto al comando della cloche della compagnia. È nel 2019 che la vetta del debito viene scalata senza ossigeno.

La flotta a noleggio: fuori i sardi

L'ingegno qatariota decide di sostituire i tre 737 Max di Air Italy fermati dalla Boeing con una formula incredibile: noleggio di aeromobile, con equipaggio e manutenzione. Ovviamente niente personale sardo, niente equipaggi italiani. Tutti a casa, per prendere, invece, aerei forniti di equipaggi e meccanici bulgari. Guarda caso bulgari come Rossen Dimitrov. Il piano industriale annunciato da Al Baker nel pomposo Gallia Excelsior di Milano sfonda la stratosfera. Entro il 2020 Air Italy - afferma - disporrà di una flotta di 50 aeromobili (30 di lungo raggio B787 e 20 di corto raggio B737 Max). Strabiliante la previsione di 10 milioni di passeggeri. Al Baker fa persino il buon samaritano: divideremo gli utili tra le migliaia di dipendenti che dovranno essere assunti da qui a poco. La politica plaude, senza colori. Peccato che da lì a poco quelle parole si sarebbero dissolte come neve sul deserto.

La scalata (fallita) all'America

L'ordine dal Qatar è violento: chiudere tutte le rotte in utile, comprese quelle della Sardegna, sulle quali incassano anche esorbitanti contributi pubblici. In poche settimane, senza alcuna analisi di mercato vengono inaugurate e immediatamente chiuse rotte di lungo raggio, è il caso di India e Thailandia. Tentano la scalata americana con i voli per New York, Miami e Los Angeles. Scoppia la guerra con gli Stati Uniti. I senatori repubblicani scrivono al Presidente Usa: è concorrenza sleale, Air Italiy è foraggiata dai soldi del Qatar. Scende in campo Donald Trump. Il mandato è per Mike Pompeo che scende nell'arena del Senato. Interrogato dai senatori dichiara: fermeremo l'invasione e tuteleremo American Airlines, Delta Air Lines e United Airlines.

L'11 febbraio l'annuncio: «Gli azionisti della Holding, Alisarda e Qatar Airways hanno deliberato in modo unanime di avviare la liquidazione in bonis di Air Italy che prevede il pagamento di tutti i dipendenti e dei creditori». Nessuna negoziazione. Le istituzioni stanno a guardare, sono troppe le armi che l'Italia vende al Qatar. Nessuno ricorda al Qatar che ci sono altre partite aperte, dagli ospedali agli alberghi. Un altro capitolo del Qatar papers, con tanti segreti e molti affari sulla testa della Sardegna.

Mauro Pili

(Giornalista)
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