Una modifica più che mai utile in Sardegna, dove gli operatori sanitari sono ben il 27% del totale dei positivi al test del tampone.

Il contagio da coronavirus e la quarantena dopo la positività al test sono stati equiparati dall'Inail all'infortunio sul lavoro per medici, infermieri e altri operatori sanitari. Sia che lavorino per il Servizio Sanitario nazionale, sia che lo facciano per una struttura privata comunque assicurata con l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.

L'Inail è stato particolarmente celere nell'adeguarsi all'emergenza e ai nuovi compiti, garantendo attività e servizi pur con l'80% del personale in smart working.

Spiega Enza Scarpa, direttore regionale Inail: "Prima il Covid-19 non era previsto come agente patogeno o come rischio professionale come ad esempio per il contagio da epatite. E' stato necessario creare un codice nuovo per tutelare il lavoratore".

La direttiva nazionale specifica : "La causa virulenta è equiparata a quella violenta, atteso che l'azione traumatica coincide con il contatto e la penetrazione nell'organismo dell'agente patogeno, nella fattispecie il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). L'asseverazione medico-legale è significativamente agevolata in tutti i lavoratori che presentano un rischio specifico come gli operatori sanitari".

Gli ammessi alla tutela Inail sono: i dipendenti che risultano positivi al test specifico di conferma; i dipendenti che risultino positivi al test di conferma e vengano posti in quarantena o isolamento domiciliare, e la tutela copre il periodo eventualmente successivo dovuto a prolungamento di malattia che determini inabilità assoluta. Nel caso in cui, infine, gli eventi infettanti siano intervenuti durante il percorso casa-lavoro, si configura l'ipotesi di infortunio in itinere.

L'Azienda sanitaria locale o la struttura ospedaliera/struttura sanitaria privata di appartenenza del personale devono effettuare, come per gli altri casi, la denuncia/comunicazione d'infortunio.
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