Il decreto Cura Italia ha pensato anche a loro: agli inserzionisti che nel 2020 hanno pianificato una campagna pubblicitaria su carta stampata, televisioni o radio locali e che potranno detrarre dalla propria dichiarazione dei redditi il 30% di tutte le spese sostenute.

L'ultima misura governativa ha infatti concesso un'ulteriore finestra autunnale per correggere la prima richiesta (da completare entro marzo) aggiungendo le spese impreviste sostenute successivamente. La dichiarazione di settembre, quindi, annullerà e sostituirà la precedente stabilendo definitivamente il budget pubblicitario deciso da ciascun inserzionista.

Aiuti

Il ministero dello Sviluppo economico ha voluto precisare i dettagli dei nuovi provvedimenti introdotti per far fronte all'epidemia. Misure che tra l'altro hanno ampliato il ventaglio degli sgravi disponibili per il settore, ammettendo alle spese detraibili l'intero investimento sostenuto in pubblicità e non, come previsto nelle precedenti versioni del bonus, solo quota aggiuntiva rispetto al budget stanziato l'anno precedente. Da Roma hanno inoltre sottolineato che le aziende che avranno avanzato la richiesta telematica di sgravi a marzo e non la rivedranno

a settembre saranno comunque soggette alle

nuove regole e non dovranno quindi integrare la documentazione per vederla approvata.

Risorse

I fondi disponibili non sono stati ancora definiti e in realtà resta un'incongruenza tra il tetto da 60 milioni di euro sancito dal Cura Italia e i 27,5 milioni fissati dalla norma originale, in considerazione del limite posto dall'Unione Europea sugli aiuti di Stato. È comunque certo che la doppia finestra sarà aperta solo per l'anno in corso e che i paletti principali sono confermati: il bonus pubblicità è infatti utilizzabile da imprese, lavoratori autonomi, enti non commerciali, sugli investimenti pubblicitari effettuati sulla stampa quotidiana e periodica, anche online, e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali. Lo scorso anno furono presentate 3.026 domande di cui il 38,6% da parte di micro-imprese, seguite dal 35,3% di piccole aziende e il 15,8% di medie imprese.
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