Qual è il senso del sovranismo e del populismo in salsa leghista, qual è l'origine dell'antieuropeismo? Da che cosa nasce l'ostinazione nel chiudere i porti, nel trattare gli immigrati come nemici? E perché oggi, semplificando, i poveri votano Lega e i ricchi a sinistra?

Giancarlo Giorgetti, ideologo due della Lega, di cui è vicesegretario, deputato con esperienza ventennale, ha tutte le risposte.

Ascoltato dai leader di tutti gli schieramenti, nel centrodestra molti lo vorrebbero leader del Carroccio e premier in un futuro Governo al posto dello "scomposto" Salvini, di cui è il consigliere più ascoltato. Lui non è interessato: "È da una vita che tentano di destabilizzarci e più cresce il consenso di Salvini e più tentano di sabotarlo. Conosciamo a memoria questi meccanismi, non ci destabilizzeranno. Nella Lega ognuno è al posto giusto".

Ieri Giorgetti era a Cagliari, su invito di Massimo Fantola, per partecipare alla scuola di formazione politica dei Riformatori sardi.

Perché aumentano i vostri elettori.

"Per quelli che secondo i nostri oppositori sono i nostri difetti: siamo populisti e sovranisti".

Che cosa significa essere populisti e sovranisti?

"Populismo è capacità di dialogare col popolo, sovranismo è pretendere di non farsi imporre regole ingiuste da altri, che si chiamino tecnici o Commissari europei. Significa difendere i confini, legiferare secondo le nostre esigenze e non farsi bullizzare dall'Europa, come sta facendo questo Governo. E questo è anche il senso di quello che definiscono antieuropeismo".

Se l'approccio è questo l'Europa dirà no allo schema della continuità territoriale sarda.

"L'Europa ha altri interessi, non tiene conto delle esigenze locali ma applica regole, spesso sbagliate, uguali per tutti. E il Governo italiano, non legittimato dal popolo, non ha capacità negoziale e quindi dubito che potrà sostenere adeguatamente la Sardegna".

In campagna elettorale Matteo Salvini disse che avrebbe risolto la questione del prezzo del latte in 48 ore. Siamo ancora al palo.

"Non tutti hanno la capacità di azione e il coraggio di rischiare, anche un processo, di Salvini. Queste cose non si risolvono in punto di diritto, bisogna andare oltre l'ordinario nell'interesse generale, come è successo per l'immigrazione".

La Giunta e la maggioranza regionale non hanno saputo osare?

"Diciamo che un primo periodo di rodaggio è comprensibile, ora occorre accelerare per mandare il motore a pieno regime".

Serve più coraggio anche per vedersi riconoscere l'insularità in Costituzione?

"La Costituzione si può cambiare, il principio è sempre lo stesso: lavorare perché siano riconosciute le diversità. È il dna della Lega, la sua capacità di difendere gli interessi e la storia della propria gente. Non è egoismo ma la realtà profonda della politica".

La vostra posizione sui migranti non è egoismo?

"Sulle nostre posizioni i nostri avversari hanno costruito il loro consenso. Noi vediamo il rischio di scardinare il tessuto tradizionale della nostra società. Gli italiani pagano le tasse per avere un sistema di welfare ma se altri che non hanno pagato usufruiscono dei loro stessi vantaggi saltano i meccanismi che tengono insieme la società".

Ma nel mondo esistono persone che scappano da povertà e guerre. Non hanno diritto a una chance?

"È un fenomeno che deve essere governato. Il concetto è: entri qui se rispetti le regole. In questo Salvini col blocco dei porti ha tenuto un risultato straordinario".

Quale?

"Grazie a lui l'Unione europea è stata costretta a discutere della ridistribuzione dei migranti e del principio di primo approdo. È la conferma che anche attraverso bracci di ferro adeguatamente sostenuti, si può indurre l'Europa a cambiare un meccanismo che si ritiene consolidato".

Definisca Conte.

"Un Andreotti dei tempi nostri".

Di Maio?

"Uno che crede in quello che fa, non un opportunista. Uno che soffre questa fase politica, che immagina un M5S non asservito al Pd. Uno con la schiena dritta".

Fabio Manca

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