"Vent'anni fa fare il benzinaio era un mestiere che dava soddisfazioni ed era ambito da molti, oggi è un lavoro che toglie dignità". Lo dice il benzinaio di Burcei Ugo Maccioni che sollecita la mobilitazione dei suoi colleghi per mettere ordine al settore.

"Vendere benzina - dice - è diventata un'impresa, ci ritroviamo con dei margini di guadagno irrisori, considerando l'impegno, il capitale, la responsabilità e le ore di lavoro; margini che se analizziamo bene sono, in molti casi, nettamente inferiori a quelli di 20 anni fa".

Qual è il problema principale del vostro settore?

"Sono molteplici, dall'impossibilità di essere imprenditori ai costi di gestione".

Perché siete impossibilitati ad essere imprenditori?

"Come avete potuto constatare muovendovi nel Cagliaritano (ma è così in tutta l'Italia), ci sono differenze di prezzo tra una stazione di servizio e l'altra, in certi casi anche sostanziali. Queste differenze sono decise dalle compagnie petrolifere e sono differenze alla base, cioè sono già presenti sul prezzo di acquisto del carburante da parte dei gestori, di conseguenza avendo un margine limitato di guadagno non abbiamo possibilità di applicare sconti e stare sul mercato, anzi dobbiamo subire una concorrenza spesso sleale".

A cosa sono dovute queste differenze di prezzo tra un distributore e l'altro?

"Le compagnie giustificano queste differenze per i costi di gestione che hanno loro su ogni singolo impianto, in particolare con le spese di trasporto del prodotto. Anche se ci sono casi veramente inspiegabili: Ad esempio c'è un distributore a Sarroch che ha dei prezzi superiori a quelli di Cagliari o di altre zone della Sardegna. Inoltre c'è da chiarire che esiste una legge la quale dice che ai gestori devono essere applicate condizioni eque e non discriminatorie per competere nel mercato di riferimento (Art. 17 delle legge 27/2012 comma 14); nonostante ciò ritroviamo distributori dello stesso marchio a distanze molto ravvicinate con prezzi differenti dove il benzinaio con il prezzo più alto subisce una concorrenza sleale. Essendo un bene di prima necessità, il prezzo dovrebbe essere imposto e controllato dallo Stato, garantendo alle compagnie e ai gestori un margine adeguato; la concorrenza la si deve fare con un miglior servizio prestato agli automobilisti".

Ha parlato di costi di gestione, quali e quanti sono?

Gli oneri a carico del benzinaio sono vari: senza considerare i costi per avere una attività in proprio, cioè consulente, Inps, Inail, Cciaa, sono a carico del gestore le spese per l'energia elettrica, costi telefonici, rifiuti solidi urbani, bancari e/o postali che non son pochi. Consideriamo che vent'anni fa un litro di benzina costava circa 1700 vecchie lire (88 centesimi di euro), le commissioni bancarie erano e sono tutt'oggi dello 0.65%. Se un cliente pagava 10 litri di benzina con il bancomat, il costo in commissioni per il gestore era di 110 lire (0.056 euro) su un guadagno di 1000 lire circa. Oggi 10 litri di benzina costano cira 15.50 euro e le commissioni bancarie ammontano a 0.10 euro su un guadagno di 0.45 euro (le vecchie 900 lire), come vediamo l'incidenza è più del doppio".

C'è altro?

"Un'altra importante considerazione da fare è l'aumento dell'utilizzo della moneta elettronica, oggi abbiamo una media del 40% di pagamenti in formato elettronico contro una percentuale del 2-3 % del passato, quindi maggiori costi di gestione. Un altro balzello che si è aggiunto quest'anno è la fatturazione elettronica alle imprese, ieri bastava mettere un timbro sulla scheda carburanti, oggi bisogna avere una piattaforma per la fatturazione elettronica che ha un costo di circa 400€euro annuali, costi di risorse umane impegnate in queste spesso lunghe operazioni. L'entrata in vigore della fattura elettronica impone alle imprese il pagamento tracciabile, quindi molti imprenditori hanno deciso di utilizzare carte di credito e bancomat con un incremento del transato e delle commissioni".

Perché definisce il benzinaio come un mestiere che toglie dignità?

"Perché non riusciamo più a portare uno stipendio a casa, non parlo di stipendi da imprenditori che lavorano 11/12 ore al giorno, ma neppure lo stipendio di un operaio. Abbiamo le mani legate e non possiamo competere sul mercato: il gasolio mi costa più di quanto il mio concorrente lo vende al cliente".

Se fosse lei a trattare con le compagnie petrolifere, cosa proporrebbe?

"Chiederei che tutte le compagnie si sedessero allo stesso tavolo e decidessero di rendere un pizzico di dignità ad un mestiere usurante e pericoloso come il benzinaio aumentando il guadagno ad almeno 10 centesimi per litro. Chiederei che la concorrenza fosse solo a livello di marchi e che tutti i gestori fossero trattati allo stesso modo dalla compagnia di appartenenza, oppure come ho detto prima il prezzo uguale ovunque e controllato dallo Stato e la concorrenza sul servizio. Dare la possibilità al gestore, almeno nelle ore di chiusura di applicare i prezzi degli impianti "ghost" o meglio identificati come impianti self service, con un margine di almeno 5 centesimi di euro, considerando che le spese per le operazioni bancomat e illuminazione notturna sono a carico del gestore anche nei self service. Il settore distribuzione carburanti potrebbe offrire posti di lavoro se il guadagno lo permettesse".

Cosa intende fare, continuerà o chiuderà la sua attività di benzinaio? Come pensa di attivarsi?

"Ho dato incarico al mio legale di scrivere al ministro dello Sviluppo economico affinché chiami ad un tavolo di concertazione tutte le compagnie petrolifere per trovare una soluzione equa al problema; se questo accadesse vorrei esserci pure io a trattare ed esporre i nostri problemi. Colgo l'occasione per invitare tutti i colleghi ad inviare una lettera al ministro dello Sviluppo economico. I pastori sardi hanno dimostrato unione, noi ce la faremmo? L'unione farebbe la differenza. Possiamo trovarci tutti sul gruppo Facebook Benzinai della Sardegna".

Raffaele Serreli
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