L'origine naturale porta ai Paesi baltici del nord Europa. L'ambra, scoperta in epoca romana, modellata in milioni di anni per effetto di sconvolgimenti climatici e tellurici della terra e del mare, nell'età del Rame e del Bronzo inizia ad arrivare più a sud, fino all'Italia.

In Sardegna la più alta concentrazione di ambra viene ritrovata, non senza sorpresa, nell'area nuragica di Romanzesu, tra le sugherete dell'altopiano di Bitti, nella Barbagia apparentemente più lontana dai traffici commerciali fiorenti nelle coste. Il sito gioiello del culto delle acque, a 800 metri di quota, a 13 chilometri da Bitti, interseca così la via dell'ambra che muove dai paesi del nord Europa per conquistare nuovi mercati del mondo antico. Storia inedita e molto affascinante, che schiude sorprese e proietta il santuario nuragico in contesti insospettabili.

Romanzesu ha una storia millenaria perché le sue pietre raccontano vita e cultura dei nuragici. Ma solo cent'anni fa l'archeologo Antonio Taramelli annunciava la scoperta di una fonte preromana in mezzo al bosco di querce, durante lavori di ricerca dell'acqua. S'è però dovuto aspettare altri settant'anni per iniziare a schiudere i tanti segreti del sito-gioiello, legati anzitutto al culto delle acque.

L'archeologa Maria Ausilia Fadda
L'archeologa Maria Ausilia Fadda
L'archeologa Maria Ausilia Fadda

Sette campagne di scavo, condotte tra gli anni Ottanta e Novanta sotto la direzione dell'archeologa della Soprintendenza Maria Ausilia Fadda, hanno svelato sorprese e importanza scientifica di questa storia antica. Poi un lungo stop sebbene, nel frattempo, Romanzesu sia diventata meta familiare a tanti visitatori, scolaresche in testa. Ora, per celebrarne il centenario, arriva una nuova campagna di scavo, finanziata dall'Unione dei Comuni del Montalbo. E Romanzesu, anche alla luce della nuova via dell'ambra, sembra promettere nuove sorprese. Il villaggio è esteso per sei ettari, impreziosito da vari templi a megaron dedicati al culto della divinità delle acque e da un'area cerimoniale caratterizzata da un camminamento labirintico. Il monumento più celebre ha una vasca gradonata, un anfiteatro collegato al pozzo sacro. Il villaggio risale alla fase più evoluta del Bronzo medio e della prima fase del Bronzo recente: 1500-1300 a.C. L'uso dell'ambra in Sardegna - spiega Maria Ausilia Fadda - è documentato dall'età del Bronzo recente (1300 a. C.). Ritrovamenti non mancano in vari siti, da Sardara a Villanovafranca, da Fonni a Teti, da Orune a Oliena, da Serri a Soradile, da Siligo a Villagrande Strisaili. Ma a Romanzesu c'è un'alta concentrazione e una diversità che - secondo gli esperti - farebbe pensare alla presenza di laboratori isolani. Non solo. , sottolinea Maria Ausilia Fadda richiamando una provenienza sconosciuta, ancora tutta da decifrare ed esplorare.

Visitatori nell'area archeologica di Romanzesu
Visitatori nell'area archeologica di Romanzesu
Visitatori nell'area archeologica di Romanzesu

Sulla valorizzazione della via dell'ambra vorrebbe puntare anche il Comune con un nuovo progetto. , sottolinea il sindaco Giuseppe Ciccolini. Parole che pronuncia davanti a Nuccia Negroni, dell'università di Milano, autorevole esperta sull'ambra e la sua storia, che il 9 novembre ha visitato il sito di Romanzesu, sotto la guida di Maria Ausilia Fadda. Accanto i nove operatori della cooperativa Istelai che gestiscono il sito da quasi vent'anni e sorridono di fronte all'incremento di visitatori. Diecimila in un anno con ulteriori capacità di crescita anche perché c'è la possibilità del biglietto unico che consente la visita al museo del canto a tenore e della civiltà pastorale, al parco dei dinosauri Bittirex e l'accesso a una grande mostra come Da Vinci Experience su Leonardo, aperta fino all'8 dicembre. , dice Fernando Posi, archeologo che 23 anni fa lavorò nel cantiere di scavo e poi, pur senza ulteriori campagne, qui è rimasto a guidare ogni giorno studenti e turisti che scelgono Romanzesu per scoprire la storia bella e antica di una Sardegna nuragica piena di sorprese.
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