Un tempo erano nove, poi sono scesi a otto, ora si pensa di tornare all'origine. Ma ancora non si è capito se il numero sia giusto o no. Il dubbio: quanti pianeti formano il sistema solare? Risposta automatica sino a una quindicina di anni fa: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone. Quest'ultimo, scoperto nel 1930, è stato indicato per 76 anni come il più lontano tra i mondi che ruotano attorno al Sole: in media 5,8 miliardi di chilometri per una rivoluzione (cioè il giro attorno alla nostra stella) che dura 248 anni. Nel 2006 però qualcosa è cambiato nella valutazione degli astronomi e Plutone è stato declassato a "pianeta nano". Così intorno al Sole sono rimaste quattro palle fatte di roccia e altrettante, ben più grandi, costituite da gas.

Eppure in quella infinita vastità che si estende oltre Nettuno e viene chiamata "Fascia di Kuiper", composta dai miliardi di piccoli oggetti e attraversata da Plutone nel suo giro pluricentenario nel sistema solare, c'è un migliaio di altri piccoli mondi, dalle dimensioni simili, inferiori o poco più grandi di Plutone, che a seguito delle più recenti scoperte può essere considerato l'ultimo pianeta (nano) del sistema solare o il primo degli oggetti della Fascia di Kuiper. E proprio qui, a una distanza difficilmente osservabile dalla terra, astronomi e astrofisici cercano il Pianeta 9 o Pianeta X, la cui scoperta risolverebbe diversi problemi nel calcolo della traiettoria di Nettuno e altri corpi celesti attorno al sole. Un giro che non segue esattamente il percorso previsto dagli esperti, sintomo a loro dire della presenza di qualcosa che ne disturba il comportamento. Probabilmente il campo gravitazionale di un pianeta massiccio, come una super Terra grande fino a 15 volte il nostro pianeta. Plutone invece è troppo piccolo e troppo diverso nel comportamento rispetto agli altri otto. Soprattutto nella sua orbita, ben più inclinata del normale rispetto al piano dell'ellisse, e in una distanza che, a cadenza regolare (molto lunga), interseca quella di Nettuno rendendo quest'ultimo il pianeta più lontano dal sole.

Stelle (Archivio L'Unione Sarda)
Stelle (Archivio L'Unione Sarda)
Stelle (Archivio L'Unione Sarda)

Il Pianeta 9 potrebbe avere da cinque a dieci volte la massa della terra e trovarsi tra i 45 e i 150 miliardi di chilometri di distanza da noi. Ma negli ultimi mesi ha preso piede anche un'altra ipotesi, affascinante: questo misterioso corpo celeste, invisibile sinora anche ai più potenti e moderni telescopi e a tutte le prove di calcolo, potrebbe essere un buco nero primordiale. La cui nascita cioè risale al Big Bang, l'ipotizzata grande esplosione che 10 miliardi di anni fa ha dato vita all'Universo. E' quanto teorizzato dai fisici Jakub Scholtz, dell'Università britannica di Durham e James Unwin dell'Università americana dell'Illinois a Chicago. Una teoria non ancora pubblicata su riviste scientifiche per una valutazione di altri esperti ma solo su una piattaforma (Arxiv), eppure sta prendendo piede. L'ipotesi è che il buco nero sia minuscolo, dalle cinque alle dieci masse terrestri, grande quanto una palla da bowling o un melone e di fatto impossibile da individuare, perché un buco nero non emette luce (e anzi la attira), potrebbe essere ampio solo qualche centimetro e avere una temperatura che si avvicina allo zero assoluto. Dunque quasi impossibile da individuare.

La strada per farlo, sostengono i due fisici, sarebbe studiare la materia oscura che si estende tutt'intorno (una materia invisibile che si ritiene costituisca il 90 per cento dell'Universo): l'alone a loro dire potrebbe coprire ben otto unità astronomiche (un miliardo e 200 milioni di chilometri, la distanza tra la Terra e Saturno). La presenza del buco nero potrebbe essere confermata dalle collisioni tra questa materia oscura e l'antimateria oscura, che rilascerebbero raggi gamma rilevabili da speciali telescopi.

Per il momento, però, pianeta o buco nero che sia, non c'è ancora prova della sua reale esistenza.
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