Una norma transitoria varata in extremis per scongiurare il caos amministrativo determinato dall'esito del voto con l'abrogazione degli enti intermedi. Ora il governatore spinge per l'avvio di "una fase di rinnovamento delle istituzioni e della politica". "La Sardegna - spiega - può cogliere tale opportunità per valorizzare la propria autonomia, anticipare e caratterizzare con scelte proprie i processi che avverranno sul piano nazionale. Partendo dalla volontà popolare e coerentemente con la stessa, il confronto, anche aspro e sempre preferibile al silenzio, prosegua e conduca a una riforma istituzionale che sia un chiaro segnale di rilancio della politica. E'necessario - evidenzia Cappellacci - il coinvolgimento di tutte le forze, compreso il contributo di coloro i quali si sono opposti strenuamente al referendum. Le istanze di rinnovamento - argomenta il presidente della Regione - attraversano i confini partitici e sono condivise da una fascia della popolazione che va ben oltre i numeri rilevati il 6 maggio. Nè la domanda di cambiamento si esaurisce nella sola abrogazione delle Province, ma abbraccia l'intero assetto della politica e della pubblica amministrazione". La fase 2 è già in embrione. "La configurazione di un sistema di governo del territorio che restituisca centralità ai Comuni, l'istituzione più vicina al cittadino, è uno degli obiettivi da raggiungere - sottolinea Cappellacci - e allo stesso tempo un punto di partenza di un processo più ampio. E' un'operazione complessa e non lo abbiamo mai nascosto, ma nella società sarda e nell'Assemblea regionale non mancano certo le energie, le competenze e la passione che possono permettere alla politica e alla res publica isolana di fare quel salto di qualità indispensabile per sincronizzarsi con la comunità. Si tratta di esercitare la democrazia, di verificare l'hardware e di aggiornare il software della stessa. Quando la democrazia funziona - conclude il governatore - non si pongono problemi di casta nè di anti-politica".
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