Immancabili e puntuali come le vittime, nell'ennesima tragedia italiana arrivano anche le polemiche: perché, ancora una volta, di fronte ad un evento sicuramente eccezionale si contano però troppi morti. Troppe persone che, forse, si sarebbero potute salvare se in Italia vi fossero due cose: una reale consapevolezza da parte dei cittadini di vivere in un territorio a rischio; una vera prevenzione e pianificazione dell'emergenza da parte delle autorità, a partire da quelle locali fino a quelle nazionali. Senza questo, ogni alluvione, ogni terremoto - anche di una intensità tale che in altri paesi non fa scattare neanche gli allarmi - ogni catastrofe naturale, si trasformerà in una conta delle vittime. E in un continuo scambio di accuse. Come avvenuto anche stavolta. Le polemiche sono cominciate fin dalla notte, su web e social network: centinaia di messaggi che accusavano le autorità di aver lasciato soli i cittadini e di non aver fatto scattare immediatamente i soccorsi. Parole ribadite anche da diversi cittadini di Olbia, la città che al momento sta pagando il prezzo più alto. "Siamo rimasti per ore senza luce né telefono - dice una donna nel quartiere residenziale vicino all'ospedale - non sapevamo cosa stesse succedendo". "Nessuno ci ha avvisato di nulla - rincara un'insegnante - non si era mai vista tanta acqua ad Olbia ma se questa è una zona a rischio, perché nessuno ci ha avvisato?. Dovevano dirci da ieri di non uscire di casa. Io ero a scuola quando è successo il disastro e non potevo tornare a casa: ora ho perso tutto, chi paga i danni?". Accuse alle quali lo Stato risponde compatto, non potendo però negare che, almeno a livello locale qualche problema c'è stato. Se non altro per la mancanza di presidi territoriali che, se presenti, avrebbero potuto allertare con più velocità la popolazione. "Lo Stato c'è e fa il massimo" è venuto a dire al Olbia il premier Enrico Letta, proprio per allontanare da subito qualsiasi ipotesi di disinteresse da parte del governo. E il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, nell'informativa alla Camera, ha difeso l'operato della Protezione Civile. Il Dipartimento "avvisò domenica scorsa, con un allerta meteo, della possibilità di forti precipitazioni sulla Sardegna" e l'avviso "indicava un'elevata criticità del rischio idrogeologico sui settori orientali e centro meridionali della Sardegna. Una tipologia di criticità che, su una scala di tre valori, è al livello massimo" e che, "tra i possibili effetti" prevede anche la "possibilità di perdita di vite umane e possibili diffusi danni a persone". Ma il ministro ha anche sottolineato che "è responsabilità" delle Regioni la predisposizione e la diffusione di messaggi di allertamento a livello locale. Ed è a loro che spetta "l'attivazione dei sistemi di protezione civile a livello regionale e locale". Se la prende soprattutto con i "biscazzieri del web", invece, il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli; quegli utenti che attraverso internet hanno lanciato accusa all'intero sistema. "Qui c'è stato un evento eccezionale, una vera calamità naturale. Ma come al solito - dice - troppi parlano di cose che non conoscono". Chi doveva essere avvertito, "è stato avvertito". Ma, soprattutto, "in un determinato territorio, chi doveva intervenire se non i rappresentanti del territorio?. Doveva forse intervenire la cavalleria?". Gabrielli non può però nascondersi che le cose potevano andare meglio. Ed infatti ribadisce per la centesima volta da quanto è arrivato al Dipartimento, che "la prevenzione, senza una adeguata pianificazione, è poca cosa". Se non si fanno gli interventi di messa in sicurezza quando non piove, se non si puliscono argini e canali di scolo, se non si chiudono per tempo le strade, poi si contano le vittime. Ma tutto questo non basta. Serve un cambio di passo da parte dei cittadini. "il loro atteggiamento è fondamentale, sono loro i primi attori di protezione civile. L'autoprotezione è il primo sistema di difesa. Se si impara quello, se si capisce che i comportamenti sono importanti, allora davvero possiamo sperare di cambiare". Parole che ripeterà, per l'ennesima volta, ai membri della commissione Ambiente del Senato che l'ha convocato per chiarire l'ennesima tragedia italiana.

Matteo Guidelli (inviato Ansa)
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