Manuela, uccisa dall'amante: "Abbiamo litigato per un tatuaggio, ma è stato un incidente"
"Non volevo ucciderla. Abbiamo litigato per un tatuaggio, l'ho spinta ed è caduta dalla scale". Questa la versione fornita in carcere da Fabrizio Pasini, l'uomo che ha ucciso e fatto ritrovare il corpo della 35enne bresciana Manuela Bailo, che per due anni è stata la sua amante.
Manuela, ha raccontato l'uomo, si sarebbe arrabbiata scoprendo che lui aveva fatto un tatuaggio che avrebbero dovuto fare insieme. Di qui il litigio e una spinta che - stando al racconto fornito da Pasini - sarebbe stata fatale.
Ma la versione non convince gli inquirenti: l'autopsia ha infatti stabilito che non è stata la frattura alla base superiore del cranio riscontrata dai medici a uccidere la giovane donna. Manuela potrebbe essere morta per soffocamento, come suggerisce la presenza di un segno all'altezza della carotide.
A mettere in dubbio la versione fornita da Pasini ci sarebbero anche "altri elementi", ha affermato il legale della famiglia della vittima.
L'omicidio è avvenuto nell'appartamento della mamma di Pasini, a Ospitaletto, intorno alle 5 del mattino del 29 luglio: 24 ore dopo l'assassino ha portato il cadavere lontano, nelle campagne cremonesi, dove lo ha fatto ritrovare agli inquirenti lunedì.
Il sindacalista - Pasini lavora nella Uil - e Manuela avevano trascorso la serata a casa, poi sono andati al pronto soccorso perché era caduto in casa procurandosi una contusione alle costole. Poi sono tornati a casa, quindi l'omicidio.
Dopo aver occultato il cadavere Pasini se n'è andato in ferie in Sardegna, con moglie e figli. Dopo due settimane è tornato e ha confessato il delitto ai carabinieri che lo aspettavano sotto casa.
Manuela non era incinta, escluso dunque uno dei motivi del litigio ipotizzati da chi indaga.
(Unioneonline/L)