Uno dei tanti paradisi della Sardegna, a sud-ovest di Cagliari, e precisamente a Capo Malfatano, ha un angelo custode tenace e risoluto: si chiama Ovidio Marras, 85 anni, di professione agricoltore, da anni in lotta contro una cordata di imprenditori che vorrebbe edificare a ridosso dei suoi terreni prestigiosi resort vista mare.

Il signor Ovidio ha messo da subito i bastoni tra le ruote, convinto che la terra sia un bene così prezioso e inalienabile da dire no a qualunque cifra, e non sono certo spiccioli quelli offerti ai proprietari locali dalla S.i.t.a.s., la cordata costruttrice formata da imprenditori del calibro di Benetton, Caltagirone e Sansedoni del gruppo Montepaschi.

I terreni del caparbio agricoltore a Tuerredda (Teulada) rientrano nell’area prescelta per la costruzione della struttura alberghiera, definita nel prospetto dei lavori come un "progetto di raffinata sensibilità in un ambiente di selvaggia bellezza", ed è probabile che nessuno degli imprenditori si sarebbe mai aspettato un'opposizione così tenace.

I guai sono iniziati non appena gli addetti del cantiere hanno deciso di modificare il tracciato di una stradina necessaria ai lavori, ovvero il furriadroxiu usato dal signor Marras per andare in paese e per portare il bestiame al pascolo, vietandogli il passaggio nelle ore notturne e chiudendola con dei cancelli, senza peraltro fornire copia delle chiavi al diretto interessato.

Non prendere sul serio le resistenze del battagliero pastore si è rivelato un grosso errore, perché Marras convinto delle proprie ragioni si è rivolto alla giustizia con il supporto di Italia Nostra e dopo anni di vertenze le sue ragioni sono state ufficialmente riconosciute, da sentenze che ritengono illegittime le autorizzazioni per il grandioso progetto e stabiliscono che quanto già costruito sia abbattuto.

A sentire le ragioni del signor Marras è andata anche la giornalista di Report Giovanna Boursier, e nell’estratto dell’intervista che riportiamo – con tanto di sottotitoli – ha potuto testare personalmente la caparbietà del simpatico pastore, indisponibile a retrocedere nemmeno a fronte di offerte economiche che per chiunque sarebbero davvero irresistibili, e questo perché, spiega Marras “i soldi volano, ma la terra resta”.

Altri contadini e pastori della zona hanno ceduto anno dopo anno alle offerte degli imprenditori, ma lui ha sempre detto no, per poter continuare a vivere e lavorare sulle terre che erano state di suo padre e prima ancora di una zia arrivata come colona a inizio '900.

Così, in una riedizione moderna della battaglia tra Davide e Golia, a vincere è stata la fermezza di un uomo semplice che non poteva accettare che quello scorcio meraviglioso di Sardegna cedesse il posto a 900 mila metri cubi di cemento.

Una vera doccia fredda per la cordata di imprenditori e pure per il Comune di Teulada, le Soprintendenze delle Province di Cagliari e Oristano e anche la Regione Sardegna, che aveva firmato le concessioni dei singoli lotti di terreno.

Ma non mancano incognite per il futuro, perché l'attuale legge urbanistica prevederebbe delle deroghe al piano paesaggistico che potrebbero rimettere tutto in discussione. Tutto, tranne la fermezza del signor Marras, che a Giovanna Boursier ribadisce la sua rabbia e dice: "Io resto qua finché non mi portano al Camposanto".

(Redazione Online/b.m.)
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