S ardaZeneca: forse, nel giorno luttuoso in cui la Sardegna diventa rossa, sarà il caso di dire almeno due cose scomode. La prima è che il cosiddetto sistema delle regioni a colori si sta rivelando molto rozzo e forse persino poco efficace. Fa davvero impressione l'esempio di Madrid che (senza lockdown) è riuscita a raggiungere un tasso di diffusione del virus più basso di quello toccato da Milano (durante il lockdown) e questo grazie all'adozione di sistemi di monitoraggio piu efficaci e puntuali come l'analisi dei tassi di contagio nelle fogne (il che ha permesso di isolare solo le zone in cui il contagio saliva autenticamente).

Da noi è il contrario. È come se - per fare un esempio - si andasse a caccia di zanzare sparando cannonate: si fanno grandi botti e grandi danni, ma quando l'odore acre della polvere da sparo e il fumo si dissolvono, scopriamo che il bersaglio può essere stato mancato. Ecco perché è davvero assurdo che non si faccia più nessun tracciamento dei contagi, con la scusa che i numeri della pandemia sono troppo grandi (un bell'alibi per chi non sa organizzarlo).

La seconda riflessione scomoda: non si può continuare a volere la botte piena e la moglie ubriaca. E qui parlo dei vaccini: la Gran Bretagna ieri ha registrato solo 40 vittime (ha una popolazione simile a quella dell'Italia) ed ha quindi diminuito di ventidue volte il numero dei suoi decessi, che come è noto superarono i mille caduti al giorno.

C ome? Con AstraZeneca, lo stesso vaccino che italiani, e purtroppo molti sardi spaventati (o schizzinosi) hanno in queste ore rifiutato. È vero che i media e il comportamento demenziale delle autorità regolatrici europee hanno contribuito molto al diffondersi dello sconcerto. Che cosa dobbiamo pensare di un gruppo di esperti che passano in quindici giorni dal raccomandare un vaccino solo agli under 55, poi a tutti, quindi a sospenderlo per tutti, quindi a riammetterlo per tutti e infine a dire: lo raccomandiamo solo per gli over 60? Un comportamento scriteriato. Che però non può confonderci nel valutare i numeri reali. Pochi ricordano, per esempio, che i casi avversi di chi ha assunto AstraZeneca sono esattamente quelli attesi: 19 casi mortali su venti milioni di vaccinati. E nessuno aggiunge che si tratta di un numero infinitesimale rispetto alle vittime (quelle certe) che causa il Covid (in Italia 1870 per milione!). Cosa dovremmo scegliere se ci venisse offerta una alternativa fra i 600 morti italiani delle settimana scorsa (in un solo giorno) e le sole 10 vittime (nello stesso giorno) di tutto il Regno Unito? E perché nessuno spiega bene, come ha fatto con un esempio sfavillante Paolo Corradini, presidente della società italiana di ematologia: «Gli effetti collaterali di AstraZeneca sono più rari di quelli dell'aspirina»? Tuttavia questa Caporetto mediatica adesso toglie ogni alibi ai responsabili delle campagne vaccinali di massa: oggi, con il nuovo limite, abbiamo tutte le dosi che ci servono per proteggere tutti gli anziani che non sono stati ancora vaccinati, e sappiamo che sugli over 60 non si è registrata, fino ad ora, nessuna reazione avversa.

Ma chiudiamo con il colore rosso dell'isola. È davvero intollerabile che si accompagni questo passaggio con un miserabile sottotesto para-moralistico contro la Sardegna riassumibile nell'adagio: «Non siete stati attenti, ecco la punizione». Si tratta di una sciocchezza e di un errore. Sia perché la Sardegna in periodo pasquale ha adottato l'ordinanza più restrittiva mai varata in Italia (divieto assoluto di accesso se non per motivi di lavoro o di cura). E sia perché la Sardegna aumenta i tamponi, come sempre quando si verificano nuovi focolai, ma ha registrato ieri “solo” 425 positivi rispetto ai numeri nazionali. Le nuove vittime sono 2 (su 300 a livello nazionale!). E se si considera quello dei decessi un indice ritardato (una fotografia della situazione pandemica pregressa e non futura) anche i ricoveri sono bassi: appena 7 (di cui 5 casi in terapia intensiva e solo 2 nei reparti ordinari). Le rianimazioni non sono sotto pressione come nel resto della media italiana. Questo vuol dire che, in una regione di un milione e mezzo di abitanti, tutto (per ora, toccando ferro) è sotto controllo.

Ma cosa determina, allora, il passaggio al regime più restrittivo? Alcuni focolai molto localizzati e la conseguente impennata dell'indice Rt. Il quale, però, è spesso uno strumento ingannevole. Per paradosso, infatti, penalizza le regioni che contano pochi casi. E subito dopo quelle che hanno spazi più grandi. Perché se hai mille casi e ne registri cento in più, non puoi essere paragonato a chi ne ha solo 100 e ne registra dieci di più. Senza contare che un Comune con circa 100 casi, come Pozzomaggiore, circoscrivibile, produce effetti pandemici molto limitati rispetto ad un incremento identico in un contesto metropolitano. Bisogna ridurre l'area di applicazione delle zone a colori altrimenti continueremo a sparare molte cannonate, a fare molte vittime collaterali, e a rischiare di non liberarci della zanzara, cioè del virus. E invece dobbiamo imparare ad essere più agili e veloci. Soprattutto adesso che arriva l'estate abbiamo l'obbligo morale di far ripartire l'economia del turismo.

LUCA TELESE
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