D opo uno scambio di battute velenose che rischiavano di innescare una crisi di governo, sul Mes la maggioranza ha raggiunto l'accordo di convocare un tavolo di discussione dopo gli stati generali del M5S, che slittano al 14 e 15 novembre. Le acque si sono calmate quando il presidente del Consiglio ha promesso che verrà presa una decisione unanime, che darà «nuova linfa all'azione del governo».

Il Mes agita anche l'opposizione. Il Movimento 5S e la Lega restano accomunati da un sentimento negativo nei suoi confronti, sentimento che più recentemente ha cominciato a scricchiolare in entrambi, allo stesso modo del sentimento antieuropeo. «Per i grillini - come spiega Massimo Franco sul Corriere della Sera -, perché stando al governo non possono ignorare l'alleanza con le cancellerie continentali e gli aiuti sostanziosi concessi all'Italia. Per i leghisti, perché se alla guida del Paese vogliono davvero tornare, debbono rinunciare ai pregiudizi contro l'euro e la Germania; e alle alleanze con l'ultradestra eurofobica. E, più in generale, a una politica gridata quanto sterile».

È importante notare che nella Lega sta ora prevalendo la posizione europeista moderata di Giorgetti, che, dopo essere stato messo da parte nel periodo più recente, si sta nuovamente imponendo su Salvini contro la posizione più radicale degli antieuropeisti alla Borghi e Bagnai. Salvini e Giorgetti hanno rinnovato il vecchio patto d'alleanza e si stanno preparando a un tour nelle capitali europee «per creare e rinsaldare alleanze».

I l che si salda, come pone ancora bene in evidenza Massimo Franco, con un atteggiamento più costruttivo nel Parlamento italiano, che ha portato a una posizione comune sul Recovery fund con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, nonché alla collaborazione dell'intero centrodestra col governo per superare lo scoglio del voto in Parlamento sulla Nadef, la nota di aggiornamento dei conti pubblici, e sul relativo scostamento di bilancio.

Sul Mes, all'interno del centrodestra è importante la posizione di Forza Italia, che insiste per prendere i 37 miliardi di euro con cui rilanciare e rinforzare il sistema sanitario.

D'altra parte questi soldi sono sempre più necessari proprio in questa fase di recrudescenza del Covid-19, che ha messo a nudo tutte le carenze e manchevolezze del nostro sistema di sanità pubblica come le cronache continuano purtroppo a raccontare.

Contro il ricorso ai fondi del Mes resta tuttavia ancora viva l'opposizione dei grillini, anche a costo di rimanere isolati in Parlamento e dentro la stessa maggioranza. Ma, coi numeri della pandemia che preoccupano, il pressing sale anche dai comuni e dalle Regioni, che sono le vere responsabili della spesa sanitaria.

Tuttavia, come ha scritto Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, la posizione dei grillini, pur essendo irrazionale, è difficile da superare proprio perché «è di natura ideologica e identitaria. E quando la razionalità si scontra con l'identità, la razionalità esce di solito sconfitta … È un fatto che tutte le volte che i 5S, il partito più forte della coalizione di governo (prima con la Lega, ora con il Pd), hanno definito una qualsiasi scelta come non negoziabile, l'hanno sempre spuntata, si trattasse di reddito di cittadinanza, di riduzione del numero dei parlamentari (in chiave anti-casta), di eliminazione della prescrizione nei processi penali e, a quanto pare, anche del Mes».

D'altra parte, secondo Panebianco, il Pd non possiede alcun credibile strumento di pressione e di ricatto per superare il veto dei 5S. Inoltre, non può neanche minacciare una crisi di governo: se lo facesse, i 5S «cederebbero subito, terrorizzati all'idea del drastico ridimensionamento elettorale. Ma il Pd non può permettersi di mollare questo governo a nessun costo, almeno fino all'elezione del presidente della Repubblica».

Insomma, i 5S sembrano giocare alla roulette russa: l'identità potrà anche sconfiggere la razionalità, ma al rischio che alle prossime elezioni politiche più elettori razionali, che vogliono un sistema sanitario più efficiente, ridimensionino drasticamente proprio il Movimento dei pentastellati.

BENIAMINO MORO

UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
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