I virus in Italia sono due. Uno, di natura biologica, si chiama Covid-19, l'altro, di natura politica, si chiama Governo giallorosso. Quando il primo era in incubazione l'altro incominciò a esercitare il suo potere nocivo. Fra i due, battaglie furiose: il Covid fece strage di vite umane, il governo si difese sigillando frontiere, porti, aeroporti, strade, uffici, fabbriche, locali pubblici, case. Il premier dichiarò lo stato di emergenza e assunse pieni poteri. Da quel momento i suoi decreti scandirono i tempi della vita civile del Paese e di quella quotidiana di ogni cittadino. Ora è in atto una tregua in armi. Lo stato di pericolo, ha detto il piccolo duce, persiste: è necessaria una proroga dei miei poteri. I suoi sodali gliel'hanno concessa. Potrà quindi continuare a chiudere, aprire, procrastinare, rinviare. Anche il nemico, talvolta, può darti una mano a sopravvivere. Conte vuole arrivare al termine della legislatura con il timone in mano. Questo è il suo sogno. Ma, scrive Dino Buzzati, «nel sogno c'è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai della vaga sensazione ch'è tutto falso». Falso come le gabole che Conte racconta. La gabola, dice il dizionario, «è un frutto non commestibile, di nessuna utilità, talmente leggero che viene trasportato dal vento». Forza maestrale.

TACITUS
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