C erto che noi sardi a volte siamo un po' bizzarri. Siamo capaci di prendere cappello per una battuta infelice (il “sorcio nero” di Panatta a un giocatore rossoblù, il “Ti mando a Ovodda!” di Amendola in uno sceneggiato televisivo) - delle inezie, insomma - e invece non battiamo ciglio di fronte ad autentiche nefandezze che riguardano questioni serie e che, occorre aggiungere, spesso sono dei veri e propri autogol che confezioniamo senza il concorso dei tanto vituperati “continentali”.

Credo che i trasporti e la sanità siano purtroppo forieri di esempi lampanti. Dalla continuità territoriale vecchia e nuova sino alla sciagurata riforma della sanità potremmo pescare a piene mani argomenti per alzare la voce, reclamare un drastico cambio di rotta da parte dei nostri governanti regionali. Invece tutto passa senza grandi scossoni. E ad errore si aggiunge un altro errore, fino a che - improvvisamente- ci svegliamo e ci chiediamo: come è stato possibile arrivare a tanto?

Per limitarci alla sanità, l'ultima perla è un emendamento alla Finanziaria di sette consiglieri regionali (e già approvato) che, nella sostanza, smonta quella che senza tema di smentita possiamo definire una delle nostre eccellenze. Sto parlando della struttura complessa di ginecologia e diagnosi genetica prenatale del Microcitemico di Cagliari. Un reparto sorto nel 1982 grazie alle competenze di un luminare come il professor Antonio Cao e alla sensibilità di un fine politico come Emanuele Sanna. (...)

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