L a forza del terrorismo è che rende le cose ordinarie, quelle che riempiono il nostro vivere quotidiano, delle potenziali minacce. Il tragitto mattutino per andare al lavoro (il treno a Madrid, 2004, la metropolitana a Londra, 2005). Una cena fra amici (London Bridge 2017, Parigi 2015). Una passeggiata da turisti sul ponte di Westminster (Londra, 2017). Un concerto rock con la fidanzata (Bataclan, Parigi 2015). Un passeggiata serale estiva con la famiglia. (Nizza , 2016). La mamma paziente che accompagna la figlia e le amichette allo show della loro beniamina (Ariana Grande, Manchester 2017). E anche l'11 settembre, con le sue immagini indelebili degli aerei che si schiantano contro le torri gemelle: per chi era dentro quelle torri, doveva essere soltanto un altro monotono martedì mattina in ufficio.

Il terrorismo distrugge il senso di sicurezza che la normalità ci dona. Ed è per questo che la notizia dell'arresto a Macomer di Amin Al Haj, accusato di associazioni terroristiche, fa gelare in sangue. Perché secondo le accuse il piano di Al Haj era di avvelenare serbatoi e impianti di potabilizzazione dell'acqua.

Niente è più normale dell'acqua. Per bere, per cucinare, per lavarci. L'idea che possa essere usata come arma contro di noi è terrificante perché da un attacco così è impossibile difendersi. Nel 2017 sono state uccise 61 persone (22 di loro a Manchester, 13 a Barcellona). Troppe. E per ognuna ci sono 61 famiglie distrutte dal dolore. (...)

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