"Vade retro padel". Nel momento in cui anche a Cagliari cominciano a spuntare dappertutto nuovi campi dell'ultimo surrogato del tennis, la voce fuori dal coro è quella di un maestro che ha fatto la storia del tennis (quello vero) in Sardegna.

Sia chiaro, Luciano Bassotto lo fa a modo suo: con il sorriso, senza polemica, soprattutto per il piacere di difendere uno sport, il suo tennis, per certi versi sotto attacco se si pensa che in Spagna (patria di Rafa Nadal) il numero dei tesserati padel ha superato quello del tennis.

Bassotto a maggio compirà 74 anni e - per chi non lo sapesse - è stato tra gli anni 70 e 80 il direttore della scuola tennis più grande d'Europa, quella del Tennis club Cagliari nei campi coperti della Fiera, padiglione dellla motonautica. Numeri incredibili e irripetibili: circa mille bambini tra gli 8 e il 14 anni seguiti da oltre trenta insegnanti. Erano gli anni del boom, la rivoluzione nazional popolare della racchetta guidata da Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, i campioni che con le loro vittorie e il loro esempio fecero diventare popolare uno sport prima riservato all'elite.

Si può dire che dall'accademia di Luciano Bassotto siano passati tutti (o quasi) i campioni sardi assoluti, tutti gli attuali maestri dei maestri, i migliori giocatori sardi, compresi Angelo Binaghi, attuale presidente della Federtennis nazionale, e Anna Floris, i due esponenti di spicco del movimento sardo del dopoguerra.

Vade retro padel perché?

"Non mi sono mai piaciuti i surrogati degli altri sport. Il calcetto non è il calcio, il mini golf non è il golf, il beach tennis non è il tennis. Adesso è spuntato il padel: un'altra moda del momento, ma non paragoniamolo al tennis".

Padel (foto archivio L'Unione Sarda)
Padel (foto archivio L'Unione Sarda)
Padel (foto archivio L'Unione Sarda)

Troppe differenze.

"Sì, davvero troppe. Io sono un tecnico e comincerei dai gesti: quelli del padel non hanno l'eleganza, la classe o la tecnica del tennis". Però è più facile. "Questo è vero: ma non basta ai miei occhi per farmelo diventare piacevole".

Una bocciatura totale, la sua?

"Sì, senza dubbio. Non mi piace il rumore della pallina sgonfia sul legno, non mi piacciono le sponde, non mi piacciono i gesti tecnici".

Eppure il padel piace.

"Sì, e rispetto chi lo pratica, ci mancherebbe, Si gioca in quattro ed è un'occasione per socializzare, probabilmente ci si diverte perché si può subito fare una partita contro gli amici. Ma lo vedo come un giochino, forse uno sport figlio di un dio minore che nulla ha a che fare con il tennis".

Un campo di padel a Cagliari (foto archivio L'Unione Sarda)
Un campo di padel a Cagliari (foto archivio L'Unione Sarda)
Un campo di padel a Cagliari (foto archivio L'Unione Sarda)

Eppure sta salvando le economie dei circoli di tennis messe in crisi dalla pandemia, dalla chiusura di bar e spogliatoi.

"Non sono d'accordo. I club hanno già vissuto un'esperienza analoga negli anni 80 con la nascita nel calcetto: si rinunciava a un campo da tennis per incrementare gli incassi. Non è finita molto bene. Adesso io credo che gli spazi di un circolo di tennis non debbano essere inquinati da quello che secondo me è un concorrente".

Eppure è una corsa a costruire nuovi campi anche in Sardegna.

"Perché è diventato un affare, basta pensare ai costi e ai ricavi. E poi ai tempi della pandemia è una delle poche discipline sportive che si può praticare in sicurezza per via dell'assenza dei contatti fisici".

Ma lei ha mai giocato a padel?

"No, non ci penso. Ma sono capitato a vedere qualche partita e m sono annoiato. Forse si divertivano quelli che erano dentro quella scatola di vetro, io no".

Tanti maestri di tennis stanno diventando anche maestri di padel.

"E' un altro pericolo. Preferirei che ci fosse una netta distinzione tra circoli di tennis e quelli di padel. Addirittura auspico la nascita di club riservati solo a questo nuovo surrogato. Ritengo sbagliato e preoccupante che un circolo di tennis rinunci a un campo per costruirne due di padel. Sarebbe preferibile a mio avviso che si investisse nei maestri e nella scuola di tennis".

E anche certi tennisti sono passati alla racchetta da padel.

"Sì. Ho visto molto giocatori isolani di tennis distratti da queste nuove sirene. Anche perché attualmente il livello in Sardegna è molto basso, parlo per il padel, e tutti credono di essere dei fuoriclasse".

Il suo è un discorso fuori dal coro.

"Siamo sicuri? In tanti la pensano come me ma non lo dicono. Forse io sono troppo legato al tennis, ma ne sono fiero".

Quindi?

"Vade retro padel".
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