È felice: «L’ho vissuta con emotività, come se domenica sera fossi stato a Wembley con i nostri ragazzi».

Gigi Riva celebra così il trionfo degli azzurri all’Europeo, senza iperboli né concetti sopra le righe. In linea con il personaggio che rappresenta da sempre: «La Nazionale di Mancini ha fatto parlare il campo, dimostrando di saper esprimere un calcio di altissimo livello», dice l’ex numero undici della Nazionale (la 11 rossoblù sarà sua per sempre). «Complimenti a tutti».

Riva, era ora! Condivide?

«Abbiamo dovuto aspettare 53 anni, ma ne è valsa la pena. L’Italia intera ha vissuto emozioni indescrivibili».

Sirigu e Barella hanno ammantato la Coppa con la bandiera dei 4 Mori.

«Per l’Isola un riconoscimento in più. Naturalmente vedere Nicolò a Wembley con la Coppa Europa è per tutti motivo di orgoglio. Ormai bisogna considerarlo come un fuoriclasse: ha il sangue sporco di calcio».

Donnarumma è stato nominato miglior giocatore dell’Europeo.

«Un portiere vero, a prescindere dai rigori parati».

Può ambire a vincere il Pallone d’Oro?

«Chissà, lo spero per lui. Di sicuro anche all’Europeo ha dimostrato di essere un grande».

Lei che quella coppa l’ha alzata a Roma, nel 1968, ha un ricordo che le piace condividere?

«Di sicuro l’entusiasmo della gente allo stadio. Ma anche nelle strade di Roma: dopo il ritorno in albergo, feci la valigia per il rientro a Cagliari. Poi andai in giro: volevo vedere le facce della gente che gioiva per il nostro successo».

La riconobbero?

«Mi camuffai un po’ per evitare che accadesse».

Ha visto la partita domenica sera?

«A sprazzi».

Perché?

«Sento le partite come se fossi ancora in campo».

Quindi non ha assistito alla lotteria dei rigori?

«Devo essere sincero: ho spento la Tv. L’ho riaccesa subito dopo che i rigori erano stati calciati e ho capito dalle prime immagini, dai volti sorridenti dei nostri calciatori e dalla delusione degli inglesi, che era andata bene per l’Italia».

A proposito: l’episodio della medaglia, ma anche altri atteggiamenti, non hanno fatto onore ai britannici.

«Senza entrare nel merito, ho notato un approccio antisportivo, di sicuro poco inglese. Ma, se fossi stato lì, avrei festeggiato con i ragazzi senza badare a queste cose. È stata di sicuro una grande soddisfazione per tutti gli italiani».

Il merito, per la critica, è tutto del ct Mancini.

«È stato bravo a convocare i giocatori giusti. In cinquanta giorni il gruppo si è compattato fino alla vittoria. Ma è stato anche astuto, perché ha risvegliato il sentimento nazionale attorno alla maglia azzurra. Ha riacceso, con la sua squadra, l’entusiasmo attorno alla Nazionale».

Ha sentito il ct?

«No. Ma, più avanti, senz’altro. Come credo sentirò il capitano Giorgio Chiellini e i dirigenti federali».

Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha mantenuto un profilo basso per tutto l’Europeo, lasciando che i riflettori illuminassero il campo.

«È una persona perbene e un dirigente competente. La vittoria della Coppa Europa è un successo che merita».

Lorenzo Piras

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