È finalmente disponibile nelle sale l’ultimo thriller di M. Night Shyamalan, maestro del cinema fin dai tempi de “Il Sesto Senso”, ancora oggi ritenuto un autentico capolavoro del cinema ad alta tensione. Con “Trap”, il director dirige un sorprendente Josh Hartnett per dare forma a una mente criminale profonda e ricca di sfumature, consegnando al divo di Hollywood quella che può riconoscersi senza alcun dubbio come la migliore interpretazione della sua carriera.

In un saliscendi emotivo che alterna l’azione all’introspezione, Shyamalan ci fa vivere la doppia vita di un padre e di un pericoloso criminale: assistendo insieme a sua figlia al concerto della star Lady Raven, Cooper scopre che lo spettacolo non è altro che una trappola ordita dai federali per catturarlo. Il suo orribile segreto nascosto dietro le fattezze di un genitore esemplare rischia di sgretolarsi, tramutando un momento di condivisione familiare in una fuga disperata che non conosce scampo.

L’esperienza vissuta al fianco di un personaggio tanto affascinante e scomodo al tempo stesso, ha motivato Hartnett a condividere alcune impressioni in un’intervista rilasciata a ComicBook. Da quanto traspare, l’attore avrebbe faticato a liberarsi del peso ingombrante del personaggio una volta terminate le riprese, tanto da aver trovato in famiglia il rimedio ideale per riacquisire la giusta serenità: «In realtà, sapete cosa, questo film era piuttosto oscuro. Per fortuna i bambini non ti permettono di avere il tempo di analizzare le tue cose e di preoccuparti della tua giornata come avrei fatto io prima di avere figli. Quindi, torno a casa e ci sono cose da fare. Devo preparare la cena o metterli a letto o cambiare un pannolino. Ti tolgono il tempo di pensare e credo che sia fantastico, perché così puoi resettare completamente il cervello senza doverti preoccupare troppo. Questo mi ha aiutato molto a uscire meglio dal personaggio una volta terminato il film».

Ed entrando nello specifico sugli aspetti psicologici del suo ruolo ha aggiunto: «Ci sono dei residui che ti rimangono impressi perché questo personaggio ha una psicologia davvero oscura. E tutto il resto è una messa in scena, tutta la vita con la figlia e la moglie è solo una facciata, finché lui non si rende conto che qualcosa in lui si è accesa. È un viaggio interessante per il personaggio ed è interessante anche come attore poterlo interpretare. Ma non è qualcosa con cui devi convivere ogni giorno». I più appassionati ricorderanno che Josh Harnett è apparso di recente anche nella pellicola premiata agli Oscar “Oppenheimer”, del regista britannico Christopher Nolan.

Nei panni del fisico Ernest Lawrence, la star ha avuto modo di collaborare a stretto contatto col director per rappresentare al meglio su schermo il profilo dello scienziato americano. Queste recenti esperienze di lavoro hanno permesso alla star di creare degli interessanti parallelismi, mettendo a fuoco le analogie e le differenze espressive tra i due cineasti: «Ci sono due cose che li rendono molto simili. Ciò che è fantastico di Night e Chris è che sono entrambi meticolosi nel modo in cui affrontano le cose. Ma sono anche incredibilmente collaborativi. Quando un regista è al massimo delle sue possibilità come lo sono Night e Chris, non sentono il bisogno di proteggere la loro creazione da tutto e tutti perché si fidano delle persone che hanno scelto di farne parte. In definitiva, la loro visione è così chiara che può contenere molte prospettive diverse senza sentirsi minacciati. Altri registi che sono un po' meno sicuri di sé tendono a proteggere tutto e non permettono opinioni altrui».

E in particolare sulle qualità di Shyamalan ha aggiunto: «Amo la natura collaborativa del lavoro, e Night penso che sia straordinariamente caloroso sul set, l'opposto dei copioni che scrive. Vuole creare un'atmosfera familiare affinché tu ti senta a tuo agio quando esplori il personaggio».

© Riproduzione riservata