“Maria”, Angelina Jolie veste i panni della grande Callas
La pellicola firmata dal regista Pablo Larraìn arriverà in Italia il 1 gennaioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Col biopic su Maria Callas, Angelina Jolie ha compiuto quella che, molto probabilmente, è l’interpretazione più importante della sua carriera.
Firmato dal regista Pablo Larraín, cui dobbiamo nei passati trascorsi il toccante “Spencer”, “Maria” ripercorre gli ultimi giorni trascorsi a Parigi negli anni 70 dalla più grande cantante lirica al mondo, morta a soli cinquantatré anni per un problema cardiaco.
Al fianco del director, la star ha intrattenuto gli spettatori durante l’anteprima a Venezia condividendo le esperienze vissute sul set, frutto di un lavoro durato più di sei mesi per immergersi il più fedelmente possibile in un personaggio tanto complesso e stratificato. Allineandosi alle opinioni diffuse tra la stampa specializzata, la prova artistica dell’attrice è stata elogiata dalla rivista VF poco dopo la visione in sala, parlando di «un'interpretazione determinante, memorabile, a tratti sconcertante. L'approccio della Jolie è contemporaneamente straziante, eccentrico e imponente, mostrando un tipo di comprensione della disperazione della Callas di reclamare se stessa prima che sia troppo tardi».
Per l’acclamazione ricevuta, la Jolie ha voluto dedicare a Larraín i più sentiti ringraziamenti, riconoscendo quanto il suo apporto sia stato fondamentale nel rendere viva e credibile l’interpretazione: «Non è stato facile. Sono stata fortunata ad avere un regista che capiva e rispettava veramente l'opera. Sapeva quanto lavoro fosse richiesto e ha messo insieme un team intorno a me per insegnarmi. Si è assicurato che avessi le lezioni di cui avevo bisogno e mi ha dato lo spazio per esercitarmi. Fin dall'inizio, ha capito che avevo bisogno di tempo extra per prepararmi e ha sempre sostenuto il mio processo di trasformazione».
Oltre al senso di gratitudine, la Jolie non ha mancato di esprimere tutta la propria ammirazione nei confronti del regista cileno: «Speri sempre di lavorare con registi che ammiri e volevo lavorare con Pablo da tempo. È un dono affrontare qualcosa del genere, sapendo che sei in buone mani e puoi spingerti fino al limite perché loro ti sosterranno. La sua musica (della Callas) era intimidatoria ma è positivo sentirsi spaventati. Come artista, essere sfidati in tale maniera da non essere sicuri di riuscire a farcela è una sensazione straordinaria».
Distribuito da 01 Distribution, “Maria” inaugurerà il 2025 debuttando nel nostro paese il 1 gennaio, come anche rivelato dal poster ufficiale uscito lo scorso mese. Dal primo trailer possiamo cogliere inoltre alcuni momenti significativi, come la scena in cui la Callas spiega quanto sia esaltante salire sul palcoscenico e quanto attraverso il teatro sia possibile esprimere il senso della vita. Oltre alle star provenienti dall’estero, tra cui Kodi Smit-McPhee, Haluk Bilginer e Jeremy Wheeler, la pellicola vanta anche l’apporto dei connazionali Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher e Valeria Golino.
Nel corso della proiezione in anteprima all’AFI Fest di Los Angeles, dopo aver dato prova delle sue qualità canore, la Jolie non ha negato l’interesse di poter debuttare a Brodway in futuro, pur ammettendo di non sentirsi ancora pronta per un traguardo di questo tipo: «Mi piacerebbe molto, ma sarei molto timida. Ma se un anno fa mi aveste chiesto se avrei cantato l'opera, probabilmente vi avrei risposto di no. Ho iniziato con Strasberg e ho iniziato con il teatro, quindi ovviamente mi piacerebbe. Ma in fondo in fondo, probabilmente non penso di essere abbastanza brava». E sulle esperienze vocali apprese durante la preparazione del film, ha svelato: «Sono entrata nella stanza con il pianoforte e qualcuno mi ha detto: ok, vediamo a che punto sei. E io mi sono commossa. Ho fatto un bel respiro profondo, ho emesso un suono e ho iniziato a piangere. Penso che tutti noi non ci rendiamo conto di quanto teniamo dentro il nostro corpo, di quanto ci portiamo dietro e di quanto questo influisca sul nostro suono, sulla nostra voce e sulla nostra capacità di produrre suoni. Ho trattenuto molto per molto tempo, è stata la migliore terapia che abbia mai avuto. Onestamente, credo che direi a molte persone, prima di provare la terapia, di andare a lezione di canto».