“Il Gladiatore 2”: Paul Mescal e Denzel Washington parlano del lavoro vissuto insieme sul set
Dalle ultime previsioni, sembra che il titolo possa già considerarsi in lizza per le premiazioni agli OscarPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Se il ritorno sul grande schermo de “Il Gladiatore” sta attirando notevole attenzione tra i consumatori, uno dei motivi risiede nella scelta del cast coinvolto per l’occasione. Ad accompagnare le riprese di Ridley Scott, nuovamente impegnato tra gli scenari suggestivi della Roma antica dove si preannunciano imprese eroiche e scontri all’arma bianca ancor più spettacolari di quelli visti in passato, troveremo oltre all’acclamato Pedro Pascal i co-protagonisti Paul Mescal e Denzel Washington, per un coinvolgimento visivo ed un confronto di bravura che preannuncia grandi soddisfazioni.
Dell’esperienza vissuta nei panni di Lucio Vero, il nipote di Commodo tornato a combattere nella capitale dopo quindici anni vissuti nel deserto, Mescal ha svelato qualche interessante dettaglio nell’ultima intervista rilasciata a GQ. Oltre ad aver ammesso di esser quasi svenuto dopo aver visto le dimensioni mastodontiche del Colosseo ricostruito in scala, l’attore ha ricordato la sensazione di nervosismo provata il primo giorno sul set insieme a Washington: «Ho costruito l'incontro nella mia testa. Pensavo: ok, oggi è il giorno in cui Denzel sarà sul set. Ed ero così incapace di intendere e di volere che all'improvviso mi son detto: è una cosa fottutamente stupida. Ho un lavoro da fare e devo concentrarmi, non essere nervoso». Ma la tensione di Mescal, nata dalla stima nutrita nei confronti del collega, è stata ricambiata da Washington in egual misura. Nel corso della stessa intervista, la star afroamericana che interpreterà Macrinus - un ex schiavo ora divenuto mercante, pronto ad accumulare potere sfruttando la rabbia di Lucio - elogia le enormi qualità del compagno di scena, che per il suo talento naturale e l’aderenza al personaggio ha reso l’esperienza di lavoro sul set estremamente piacevole: «Mescal sa quello che fa e sa come farlo. È facile lavorare con lui perché ti dà sempre qualcosa. C'è una dignità tranquilla, una forza e un'intelligenza che ha, anche solo quando se ne sta lì in piedi».
Quanto invece alla collaborazione con il director, una cosa Mescal non potrà mai perdonare a Scott: «La cosa per cui ce l'avrò sempre con Ridley è la sua volontà di girare nel cuore dell'estate, facendo soffrire un pallido ragazzo irlandese che non se la cava bene con il caldo, in armatura, coperto di una finta abbronzatura e sudore, che si rotola nella polvere. Quei combattimenti erano intensi».
Dalle ultime previsioni, sembra che il titolo possa già considerarsi in lizza per le premiazioni agli Oscar: dopo la recente anteprima di Los Angeles, le impressioni del pubblico sono state a dir poco entusiastiche, suggerendo un risultato che non ha niente da invidiare al suo predecessore. In particolare sono stati elogiati la performance di Washington, paragonata perfino a quella vista in “Training Day”, e l’assetto visivo definito senza mezzi termini “sbalorditivo”. Instancabilmente, Ridley Scott è tanto fiducioso della sua ultima creazione che sta già avviando i piani per un ipotetico successore. Rilasciando alcune dichiarazioni per Total Film, il cineasta ha confermato che la sceneggiatura de “Il Gladiatore 3” ha preso il via e procede nella giusta direzione: «Ho già otto pagine. Ho l'inizio di una traccia davvero buona».
Per quanto l’uscita sia enormemente distante, Scott dimostra di avere le idee chiare sull’orientamento che dovrà avere il film, predisponendo un’ambientazione diversa rispetto ai precedenti capitoli. Sull’impatto che ha avuto la prima pellicola, ricordando quanto sia stato difficile all’epoca convincere le majors sulla bontà del progetto, ha poi commentato: «Il primo film ha realmente toccato l'immaginazione in un modo che non mi aspettavo. Perché quando hanno sentito che Ridley stava facendo un film epico ambientato a Roma, con spade, lance e sandali... Ci sono state molte risatine. Perché fino a quel momento erano sempre stati davvero in stile Hollywood vecchio stile. E sapevo cosa fare. E da allora io, in modo ironico, ho modernizzato i film in genere Romano-epico. Da allora ci sono stati molti altri tizi in gonnellini di pelle e cose simili».