La regina del teatro è una donna schietta ed affascinante, che in quasi 50 anni di carriera ha ammaliato il pubblico portando sul palco personaggi di grandissimo spessore.

Paladina del teatro di parola, ama definirsi Maddalena Crippa 65 anni, una delle più complete e versatili protagoniste del teatro italiano, ammirata e pluripremiata. Un’artista capace di esordire a soli 17 anni con un ruolo enorme, quello di “Lucietta” nel “Campiello” di Goldoni. E come dimenticarla nei ruoli di Medea, in quelli di Fedra o della Leonide del “Trionfo dell’amore”.

Adesso è Meg, una casalinga un po’ svampita, ne “Il Compleanno” di Haron Pinter, per la regia di Peter Stein dove recita assieme a Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Fernando Maraghini, Alessandro Sampaoli e Elisa Scatigno, al teatro Massimo di Cagliari da mercoledì a domenica per la Grande prosa Cedac. Una commedia all’inizio apparentemente normale che evolve in situazioni assurde, ostili o minacciose. Uno spettacolo allo stesso tempo affascinante e inquietante che avrà come spettatori speciali tutti gli anici sardi dell’attrice.

Signora Crippa ne “ Il Compleanno” la troviamo in un ruolo insolito.

«Sì, effettivamente non ho fatto tanti ruoli comici, per questo è stato un grande piacere calarmi in questa parte. E’ stata una sorpresa. Leggendo solo il testo non avevo capito appieno la grandezza dell’opera che ho ritrovato sul palco. Meg è una vecchia casalinga, un po’ tonta che vive nel suo mondo, molto comica. Passa attraverso le vicende che capitano in casa sua senza capirci molto».

Una commedia divertente.

«Certamente, il pubblico sardo avrà modo di divertirsi e di conoscere questo grande autore del Novecento, per la regia di mio marito Peter Stein, che ha avuto un grande rispetto dell’autore. Un’occasione più unica che rara di venire a teatro».

Se lo ricorda quel debutto a 17 anni?

«E come si fa a dimenticarlo?. Sono partita dal massimo a cui può aspirare un’ attrice con la Lucetta di Goldoni. Una partenza eccezionale che ha imposto una maniera di procedere al mio essere attrice. Io ho sempre cercato la professionalità più che la popolarità».

E’ sempre la paladina del teatro di parola?

«Eccome!. Io difendo il teatro di parola che è un’ arte che ho messo 47 anni a perfezionare. Oggi si fanno sempre più spesso monologhi ma quello non è teatro, il teatro è qualcosa che parla di noi in scena, bisogna essere una comunità, non uno. Ti devi relazionare con gli altri. Il teatro è nato di parola, i greci hanno fondato il teatro sulla parola che diventa un’arte per essere comunicata».

Ha detto che il teatro è l’unico posto rimasto dove si può sviluppare un pensiero, un’emozione insieme ad altri.

«E’ l’unico, Quale altro? Oggi siamo continuamente interrotti, ognuno sta sempre guardando quell’orrendo telefonino, in teatro almeno per due ore, siamo vivi, di fronte a persone vive».

E di Sabù che ci dice?

«Oh, il mio grande amico sardo. Avevo 15 anni quando sono venuta per la prima volta a La Maddalena e ho conosciuto questo pescatore. Abbiamo un legame fortissimo e farà un viaggio per venire a vedermi, insieme a tanti altri amici che non vedo l’ora di incontrare».

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