Sulla sua nuova fatica per il grande schermo, Kevin Costner sta investendo veramente tanto. La star americana è rimasta legata al mondo di Hollywood soprattutto col successo di “The Untouchables” del regista Brian De Palma e ancor più con l’opera prima alla regia “Balla coi lupi”, vincitrice di ben sette statuette agli Oscar.

La fase matura della sua carriera ha segnato all’opposto una lenta discesa, alternando sporadiche apparizioni sul grande schermo - come avvenuto anche nel cinecomic DC - agli impegni televisivi, in particolare nella serie “Yellowstone” che a patire dal 2018 l’ha tenuto attivo come attore protagonista nelle vicende della famiglia Dutton.

Compiuti da poco sessantanove anni, il divo pare tutt’altro che rassegnato all’idea di ritirarsi dalla scena: dando sfogo a tutte le risorse creative ed economiche a disposizione ha dato vita a “Horizon: an American Saga”, un imponente progetto di quattro lungometraggi che punta a ridefinire i parametri di qualità e alto intrattenimento del genere western.

Sebbene l’uscita del primo episodio “Horizon: an American Saga - Chapter 1”, atteso nel nostro paese il 4 luglio, abbia spaccato in due i pareri della critica specializzata, Costner si dimostra convinto e orgoglioso della sua ambiziosa opera, confrontandosi senza timori coi giudizi negativi. Intervistato durante una puntata di Jake's Takes, la star ha sottolineato innanzitutto le ragioni che motivano il calo d’interesse del pubblico per i western.

L’approccio sciatto e pigro riscontrato nelle recenti produzioni limiterebbe le storie, secondo Costner, ad una banale successione di cavalcate e sparatorie. Su questo aspetto in particolare, la star ha affermato: «Penso che sia difficile realizzare un buon western. E penso che quando le persone sono pigre nel loro approccio, mostrando qualcuno che viene ucciso nel primo minuto così l'eroe può uccidere qualcun altro per il resto del film, questo danneggia il genere. Se fatto davvero bene, potrebbe essere divertente, ma troppo spesso viene realizzato con sciattezza. Quindi non c'è da meravigliarsi che le persone abbiano rifiutato i film western. Perché non ci vedono se stessi».

Chiarendo che nel suo “Horizon” non mancheranno comunque le scene d’azione, un altro aspetto che distingue la saga dagli altri titoli è l’assegnazione di un peso rilevante ai ruoli femminili. Rispetto a ciò, ha continuato dicendo: «La forza in Horizon sono le donne. Ho sette donne in azione in e sono eccezionali. Mostrano quanto fosse difficile per le donne all'epoca. Ma ho anche gli scontri a fuoco, ho l'azione, ho le galoppate. Tutto è amalgamato in modo spontaneo, in modo da sembrare autentico».

La stessa attenzione è stata riposta ai dettagli, permettendo di girare alcune scene estremamente realistiche. Prendendo un esempio in particolare, ha affermato: «Di solito scene come queste non ci sono nei film western, ma io ho voluto mostrare una donna che fa il bagno per far capire quanto si potesse sentire sporca una donna per il fatto di essere dove si trova, tra polvere, sabbia e sterco di cavalli. Non c'è una donna tra il pubblico che non si identifichi con quella situazione. E all'improvviso, l'immagine sullo schermo cambia e succede qualcos'altro. Questo è il tipo di lavoro che mi piace offrire agli spettatori».

Ormai prossimi all’uscita del primo episodio, il secondo capitolo di “Horizon: an American Saga” è atteso già per il 15 luglio di quest’anno. Una distanza tanto breve consentirà di addentrarsi con maggior rapidità fra le trame che compongono l’epopea cinematografica, su cui ci sentiamo di riporre per il momento, malgrado le opinioni contrastanti, una buona scorta di fiducia.

Giovanni Scanu

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