Era il 10 giugno del 1979 quando a Brescia nasceva Nadia Toffa.

Figlia di Margherita Rebuffoni e Maurizio Toffa, la giornalista comparve in tv all'età di 23 anni su Telesanterno, emittente locale dell'Emilia-Romagna, poi per quattro anni lavorò a Retebrescia.

Nel 2009 lo sbarco alle Iene dove diventò ben presto un volto celebre per i suoi servizi: tra i tanti quelli sulle truffe compiute da farmacie ai danni del servizio sanitario nazionale, sulla proliferazione delle sale slot machine, sullo smaltimento illegale dei rifiuti in Campania per mano della camorra, sul crescente tasso di tumori nel "triangolo della morte" tra Napoli e Caserta, sulla "terra dei veleni" a Crotone e sui problemi ambientali legati all'inquinamento a Taranto.

Nel 2017, mentre lavorava a un servizio sulla ferriera di Servola, a Trieste, fu ricoverata per un malore in ospedale. L'11 febbraio 2018 ritornò alla conduzione delle Iene, rivelando che l'assenza era dovuta a un tumore cerebrale. In pochi mesi le sue condizioni si sono aggravate: è morta la mattina del 13 agosto 2019, a 40 anni, nella "Casa di cura Domus Salutis" di Brescia.

Ha lasciato il segno quel suo modo di parlare apertamente del cancro e di volerlo definire "un dono" che l'aveva fatta "Fiorire d'inverno" come aveva scritto nel suo libro e come testimoniava sui social parlando di chemio e di nausee, di mamme e amici che ti danno la forza nei momenti più bui e anche di fidanzati che si danno alla macchia proprio nel momento del bisogno.

In molti, malati e parenti di malati, si erano sentiti rassicurati e rafforzati dalle sue parole, altri si erano arrabbiati perché si sarebbero risparmiati volentieri quel "regalo". Ma lei aveva reagito a testa alta continuando a difendere la libertà assoluta di ogni malato e portando avanti il suo messaggio più importante: «Non è importante quanto vivi ma come vivi...».

(Unioneonline/D)

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