A Cagliari il monologo di Paolo Crepet
Il celebre psichiatra e scrittore sarà sul palco del Teatro LiricoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dopo diversi anni di assenza Paolo Crepet torna a Cagliari per proporre anche nell’Isola il suo monologo “Mordere il cielo”, tour nazionale, tratto dall’omonimo best seller Mondadori, che ha riscosso il tutto esaurito in ogni città e si candida a diventare uno degli spettacoli più seguiti dai giovani.
E viste le tantissime richieste il celebre psichiatra, scrittore e sociologo sarà protagonista nello spazio eventi più grande dell’Isola, il Teatro Lirico del Capoluogo con i suoi 1600 posti.
Autore prolifico e opinionista tra i più autorevoli, Paolo Crepet vanta un rapporto speciale con l’Isola, sia per motivi personali che professionali, e lo scorso anno partecipò eccezionalmente alla trasmissione “La Strambata” su Radiolina intervistato da Stefano Birocchi.
Nel 2013 non volle mancare agli eventi culturali organizzati dalla luminare Nereide Rudas, che fu una delle più brillanti personalità a livello internazionale per la psichiatria forense e sua docente nel periodo accademico di formazione.
Sono milioni i giovani e gli appassionati di tutte le età che seguono sui social il professor Crepet e questa sera alle ore 21 avranno l’opportunità di ascoltarlo dal vivo in una serata che si preannuncia ricca di emozioni e di tantissimi spunti di riflessione.
«Inutile negarlo, girarci attorno. Viviamo tra nuove guerre, migrazioni di massa, povertà che si ammassano nelle grandi città, vecchie e nuove droghe dilagano, ansie e angosce trovano insuete espressività. Come se un’antica cicatrice interiore fosse tornata a condizionare il tempo presente - spiega Paolo Crepet per presentare il suo spettacolo - Eppure molti continuano a cercare, forse proprio perché l’eclissi della ragione coglie un’umanità sempre più smarrita. Proprio adesso che una parte del pianeta pensava di aver conosciuto benessere e allungamento della vita, mi chiedo dove siano andate a finire le nostre emozioni, perché in tanti tendono a relegarsi in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini. Siamo all’età dell’insensibilità? Il rischio c’è ed è sempre più forte. Occorre parlare di questa potenziale eclissi di una parte della nostra sfera emotiva, le complicità e le omissioni che tendono a tradire l’identità più profonda di ogni essere umano».
«Per tornare a “mordere il cielo” - chiude il Professore - occorre ritrovare il coraggio di nuove eresie, rinnovare ribellioni per inseguire le nostre unicità, diffidando di quella grigia normalità dietro la quale si nasconde il sinistro rumore della neutralizzazione dell’anima».
L.P.