Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità è ad oggi la prima causa di disabilità e di assenza dal lavoro nei giovani adulti. Parliamo del mal di schiena, un disturbo comune, che colpisce indistintamente a qualsiasi età e che può manifestarsi in forme diverse.

Le tipologie

Guardando al nostro Paese, scopriamo che il mal di schiena colpisce 1 italiano su 22 e che più dell’80% delle persone ne soffrirà almeno una volta nel corso della vita (dati Oms al 2018). Il dolore, tuttavia, non è sempre uguale e stabilirne l’origine può non essere semplice, anche dal punto di vista medico.

A seconda di quanto lamentato dal paziente, si possono distinguere tre tipologie di dolori alla colonna: un dolore muscolo-scheletrico, che porta rigidità e che può essere causato da disturbi a carico di ossa, articolazioni, muscoli o tendini; un dolore di tipo neuropatico, con interessamento delle radici nervose sensitive, che il paziente descrive come bruciore, calore localizzato; un dolore irradiato, che dai lombi si irradia al gluteo e alla coscia, fino al piede, spesso sintomo di ernia del disco.

Il dolore, inoltre, può essere acuto, intermittente o cronico, e quindi protrarsi per molto tempo. A seconda delle caratteristiche riferite dal paziente è possibile indagarne le cause e avanzare una terapia.

Dall’artrosi all’ernia del disco

Dalla più comune sindrome premestruale ai calcoli renali o a disturbi intestinali, fino anche a tumori in stadio avanzato. Le cause alla base del mal di schiena possono essere molte, ecco perché è bene non sottovalutare il disturbo, specie quando si protrae nel tempo. Tra le più comuni si annoverano comunque l’artrosi vertebrale - malattia degenerativa che può comparire con l’età -, fratture e lesioni vertebrali da attività involontarie (sport, lavoro) o da osteoporosi, ernia del disco, spondilolistesi, lesioni muscolari e stenosi spinale.

In caso di artrosi, l’usura della cartilagine provoca la riduzione degli spazi intervertebrali (tra una vertebra e l’altra), causando infiammazione e dunque dolore. L’artrosi degenerativa può portare a sua volta alla spondilolistesi, ovvero allo spostamento parziale di una vertebra lombare sull’altra; fenomeno che si verifica anche nei giovani in caso di trauma vertebrale. Di base simile è la stenosi spinale, la più comune causa di lombalgia e sciatalgia negli anziani, che consiste in un restringimento del canale vertebrale che contiene il midollo spinale e i fasci nervosi.

L’ernia del disco, invece, oltre a essere causata da usura dovuta all’età e all’invecchiamento, nasce spesso in seguito ad attività sportiva intensa o a lavori usuranti, che prevedono il trasporto di oggetti pesanti e scatti ripetuti.

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Quando è necessario rivolgersi a un medico: prevenzione e cura nei casi di dolore acuto e persistente

Pur essendo un disturbo comune e spesso non preoccupante, è sempre bene effettuare un controllo in caso di mal di schiena insistente. Per capire quando è il caso di rivolgersi a un medico, occorre per prima cosa valutare la durata dei sintomi. I casi di lombalgia acuta si risolvono spontaneamente in 3-4 giorni, senza bisogno di accertamenti.

Quando però gli episodi si ripetono nel tempo e iniziano a diventare frequenti, e dunque invalidanti, è bene invece sottoporsi a visita medica.

La diagnosi

Durante la visita obiettiva, il medico verifica la capacità del paziente di alzarsi e sedersi in autonomia, di camminare e alzare le gambe. In base all’esito degli accertamenti, e al malessere lamentato dal paziente, il medico può prescrivere analisi più approfondite per accertare l’origine del dolore, dalla radiografia alla risonanza magnetica, fino alla scintigrafia ossea o all’elettromiografia; quest’ultima utile per valutare l’eventuale insorgenza di malattie neurodegenerative del sistema nervoso periferico.

A seconda del problema riscontrato, occorrerà quindi rivolgersi a uno specialista specifico: fisiatra, ortopedico o neurochirurgo.

I trattamenti

Nei casi di mal di schiena sporadico solitamente il disturbo passa da solo, senza bisogno di particolari trattamenti. Come sempre, la prima regola è prevenire: è importante curare l’alimentazione e il proprio stile di vita, facendo esercizio fisico regolare e mantenendo una postura corretta, per evitare di sovraccaricare la schiena. In attesa della sua scomparsa, il dolore può essere alleviato attraverso l’assunzione di antinfiammatori o antidolorifici, sempre dietro prescrizione medica.

Anche la fisioterapia può aiutare, soprattutto sul lungo periodo, perché permette di apprendere le principali tecniche di rilassamento muscolare, oltre a esercizi per aumentare la flessibilità, rinforzare i muscoli della schiena e migliorare la postura. In molti casi è possibile trovare sollievo anche da sedute chiropratiche, dai massaggi o dallo yoga. È stata dimostrata infatti una connessione tra stati d’ansia e stress e peggioramento della sintomatologia.

In caso di mal di schiena non è consigliato inoltre restare completamente a riposo. Essere troppo sedentari, infatti, può peggiorare il problema. L’esercizio fisico leggero aumenta il flusso sanguigno nell’area lesa, accelerando la guarigione, ed è per questo consigliato, a patto che praticarlo non peggiori i sintomi. Un leggero esercizio fisico, inoltre, si rivela essere un’ottima cura anche in caso di artrosi e spondiloartrosi, perché permette di aumentare la mobilità delle articolazioni rigide, riducendo il naturale processo di invecchiamento della colonna vertebrale.

Come dicevamo, in caso di sospetto di lesioni o di diagnosi dubbia, il medico può prescrivere esami strumentali più specifici e approfonditi: il più comune è la radiografia della colonna lombare, a cui possono seguire Tac e risonanza magnetica. Solo in casi rari si ricorre alla chirurgia, necessaria in genere quando il dolore è associato alla compressione di un nervo.

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Innovazione e ricerca: la rivoluzionaria chirurgia robotica

Il mal di schiena può diventare in alcuni casi invalidante. L’entità del problema varia a seconda dell’età e dello stile di vita del paziente e richiede pertanto trattamenti diversificati. Ad ogni modo, è importante evitare di ricorrere al fai da te che, anziché risolvere il problema, potrebbe aggravare la situazione, peggiorando il disturbo.

Non essendoci cure specifiche, nella maggior parte dei casi si procede con un approccio conservativo, che prevede terapie di tipo farmacologico (terapia antalgica), fisioterapia, e infiltrazioni per alleviare il dolore. In alcuni casi, tuttavia, questo può non bastare per recuperare la qualità della vita e la mobilità del paziente.

Nei pochi casi in cui è richiesto il trattamento chirurgico, la tecnologia offre oggi un grosso aiuto. È ormai sempre più diffusa infatti la chirurgia robotica, che utilizza un sistema integrato per il trattamento chirurgico mininvasivo di tutte le patologie della colonna, permettendo l’inserimento facilitato di viti peduncolari, placche o protesi interdiscali, attraverso microincisioni laterali alla colonna di circa 1 centimetro.

L’uso dell’intelligenza artificiale consente di rendere l’intervento più accurato, riducendo le complicanze, oltre che mininvasivo e meno impattante sul paziente. Questo tipo di chirurgia favorisce infatti un miglior e più rapido recupero post-operatorio. È essenziale tuttavia rivolgersi solo a specialisti e centri specializzati nelle patologie della colonna vertebrale, dove ottenere consulenze mirate e un’assistenza a 360 gradi.

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