Cinque proposte che arrivano dalla Lombardia, ma che potrebbero diventare modello anche in altre regioni in tema di malattie immunomediate o autoimmuni, patologie sempre più diffuse nel Mondo – basti solo pensare al caso sollevato dall’infelice battuta sull’alopecia alla Notte degli Oscar – e in Italia e che affliggono quotidianamente il 5/7 % della popolazione.

IMID, COSA SONO – Le malattie immunomediate o autoimmuni (IMID) sono la conseguenza di una reazione anomala da parte del sistema immunitario. Patologie complesse che, se non curate in modo corretto, possono esporre al rischio di danni permanenti. Fra le più note l’artrite reumatoide, la spondiloartrite assiale o spondilite anchilosante, la psoriasi a placche, l’artrite psoriasica, il morbo di Crohn, la colite ulcerosa e l’uveite.

L’INCIDENZA – Gli studi epidemiologici suggeriscono una considerevole variazione dell’incidenza e della prevalenza delle IMID nelle diverse popolazioni; la loro prevalenza nei paesi occidentali si stima intorno al 5-7% della popolazione ed è stato dimostrato che cambi in base a diversi fattori quali l’ubicazione geografica, il sesso e l’etnia. I dati epidemiologici suggeriscono che le IMID come il morbo di Crohn e la psoriasi sono, ad esempio, in preoccupante crescita nella popolazione pediatrica. E in Italia le malattie reumatologiche autoimmuni colpiscono circa l’1,5% della popolazione con maggiore interessamento delle donne (rapporto 1:3) e spesso si manifestano in età giovanile.

Le persone che vivono con queste malattie, ancora poco conosciute, hanno dunque spesso necessità di essere valutate da diversi specialisti. E la loro complessità richiede collaborazione fra i medici, che possano prendere in carico il paziente nell’ottica di un approccio globale e sistemico, in una rete ben organizzata.

CINQUE PROPOSTE – Ecco, allora, le cinque proposte che partono dalla Lombardia, emerse nel corso di un incontro in programma oggi a Palazzo Pirelli a Milano (“Malattie immunomediate, sostenibilità e innovazione”) fra associazioni di pazienti, esponenti della comunità scientifica e istituzioni: 1) creazione di un tavolo di confronto multistakeholder in materia di malattie immunomediate; 2) sviluppo di un sistema di reti di patologia, consolidando la rete di Reumatologia e dando vita alle reti di Gastroenterologia e Dermatologia in stretta e continua relazione tra loro, ampliando la partecipazione alle Reti e creando spazi di ascolto e di confronto con e tra le associazioni dei pazienti e i medici di medicina generale; 3) ampliamento nell’utilizzo dei farmaci biosimilari in modo omogeneo su tutto il territorio e per tutte le patologie invalidanti attraverso l’utilizzo di indicatori monitorati su base trimestrale; 4) coinvolgimento delle associazioni dei pazienti nei gruppi di lavoro inerenti i capitolati di gara per l’approvvigionamento dei farmaci, l’organizzazione delle reti di patologia; 5) maggiore scambio di informazioni tra ospedale e territorio, tra specialisti e medici di base coadiuvati da telemedicina e teleconsulto, e tra medici e pazienti, in una prospettiva di potenziamento delle visite, di accesso alle informazioni, miglioramento nel livello di cura e di ottimizzazione di tempi e rese di intervento.

“Abbiamo rafforzato la centralità delle associazioni dei pazienti perché siamo consapevoli della loro straordinaria importanza”, spiega Emanuele Monti, Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali della Lombardia. “Un ruolo fondamentale per la presa in carico del paziente sarà ricoperto dalle strutture sanitarie territoriali (case e ospedali di comunità) che andranno a rafforzare la collaborazione fra ospedale e territorio, riavvicinando il sistema di cure ai cittadini”.

(Unioneonline/v.l.)

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