«Fiera di essere sarda». E si capisce che non è uno slogan ma una certezza granitica. Per nulla scontata: a 17 anni è andata a studiare fuori dall’Isola e per altri 30 ha lavorato tra Stati Uniti, Francia, Olanda. E Lombardia. Per rientrare poi nella sua Sardegna. Alessandra Todde è vicepresidente del Movimento 5 Stelle e, ancora per qualche mese, viceministro del Mise. Fa parte del “listino” che Giuseppe Conte ha voluto “blindare”: candidata in 2 collegi plurinominali, Sardegna e Lombardia appunto.

Una grande responsabilità.

«Sono molto orgogliosa della fiducia che Giuseppe Conte mi ha riservato, già da quando mi ha chiesto di essere la vice del Movimento. Ma è importante per me avere un rapporto continuo con gli iscritti che sono il vero motore del Movimento e che ci aiutano sempre. Il fatto che abbiano fiducia in me è fondamentale. E questo va ben oltre il discorso “listino”».

Capolista in Sardegna e Lombardia.

«Due terre diverse e due pezzi della mia vita. In Lombardia sono tornata quando ho lasciato gli Usa per lavorare in Italia. E ora ho la grandissima soddisfazione di potermi spendere in questa campagna elettorale per la mia Sardegna».

L’elezione alla Camera è pura formalità.

«Le possibilità sono alte ma per me è importante non dare mai nulla per scontato. Affrontiamo una campagna molto breve e inedita. È fondamentale parlare alle persone, ridare speranza a chi negli ultimi tempi non ha votato».

In caso di “doppia elezione”, farà spazio al secondo in Sardegna o in Lombardia?

«Lo spazio andrà a chi nel Movimento mi aiuterà nella campagna elettorale. Ho grandissima stima di Emiliano Fenu e sono convinta che faremo un ottimo gioco di squadra. Possiamo avere una grande opportunità: due sardi eletti».

Obiettivo del M5S è superare il 10%?

«L’obiettivo è prendere più voti possibili. Quel che abbiamo fatto dimostra la nostra serietà: in Sardegna ci sono 38mila percettori del Reddito di cittadinanza, il nostro Superbonus qui ha portato un valore detraibile di un miliardo e 300 milioni. E poi le nostre battaglie: equità sociale, salario minimo, transizione ecologica. Ma si rende conto che si riparla di energia nucleare? Un dibattito assurdo, e noi siamo gli unici contrari. Dove vogliono costruire le centrali? E il deposito delle scorie? Qualcuno proporrà la Sardegna, purtroppo. Mi auguro che tutti i candidati sardi si esprimano con chiarezza per il no».

In questa legislatura l’Isola ha vinto la grande battaglia dell’insularità in Costituzione.

«È l’espressione di un principio di pari opportunità che la Sardegna deve avere con le altre regioni. Il nostro territorio è stato sempre discriminato e i risultati sono infrastrutture carenti, continuità territoriale lacunosa e poca competitività delle aziende. Ora ci dobbiamo mettere alla pari e dare corpo a questo principio».

Quale sviluppo per l’Isola?

«Dal Pnrr arriveranno risposte importanti. Poi si parla di spopolamento ma senza servizi di base come si può vivere? La Sardegna non è solo Cagliari, dove i servizi non mancano, ma i territori interni dove invece sono assenti. Dobbiamo valorizzare mare e sole da un punto di vista energetico ma senza speculazioni. Dobbiamo avere contezza delle risorse e renderla competitiva».

Come?

«Le infrastrutture, fondamentali per cittadini e aziende. Una sanità che funzioni e non come quella gestita dal governo di centrodestra; un turismo “moderno”. Ma alla base di tutto, e lo ripeterò sempre, bisogna fare sistema. E dobbiamo investire sull’istruzione: se i nostri ragazzi non credono nel loro futuro qui che possibilità abbiamo?»

Michele Masala

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