«Renzi sciolga Italia Viva o il partito unico non può nascere».

Lo dice senza mezzi termini Carlo Calenda, intervistato dal Corriere, all’indomani della rottura tra Azione e Italia Viva, che avrebbero dovuto dar vita al partito unico del Terzo Polo.

Il problema, insomma, sono come sempre i soldi: «Renzi non vuole prendere l'impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali», spiegava ieri un alto dirigente di Azione all’Ansa. 

E questo per Calenda «è un problema, perché se da due partiti non nasce un partito ma ne nascono tre, significa che vuoi semplicemente tenerti le mani libere. Se Renzi non è disponibile a sciogliere IV non nasce nessun partito, l’impressione è che lui voglia bloccare tutto fino alle Europee ritardando ogni decisione».

Ancora: «Non puoi fare credibilmente un partito con uno che ti avverte che farà il direttore del Riformista un quarto d’ora prima che accada. Il nostro progetto, su cui lavoriamo 25 ore al giorno, non può dipendere da una persona che per il 90% del suo tempo fa altro e che ogni tanto torna e smonta tutto il lavoro fatto».

Follow the money, segui i soldi e tutto torna. Quello è il punto dirimente che sta portando a una rottura ormai irrimediabile. In sostanza, per gli esponenti di Azione, Renzi vuole tenere in vita Italia Viva per continuare a gestire i fondi del partito – compresi i contributi del 2 per mille – e non vuole prendersi l’impegno di finanziare il nuovo soggetto elettorale. Prova sarebbe, per gli “azionisti”, il fatto che «ha sostituito a sorpresa Rosato alla guida del partito per controllarne direttamente i soldi e la struttura».

Ieri Matteo Renzi ha riunito parlamentari e consiglieri regionali e nel corso della riunione sarebbero stati utilizzati toni durissimi contro Calenda e Richetti: tra gli interventi più duri quelli di Teresa Bellanova, Roberto Giachetti, Ivan Scalfarotto e Sandro Gozi.

«Non c'è alcun motivo politico per rompere il progetto del Terzo Polo», ha detto Renzi ai suoi. «Qualcuno dice che la rottura paventata da Azione nasce per esigenze di soldi, qualcuno dice per esigenze legate al Riformista, qualcuno dice che è legata allo scioglimento del partito di origine: si tratta di alibi e finte motivazioni. A tutti voi dico, è folle mandare tutto a monte adesso. Noi non lo faremo».

«Sui soldi - ha aggiunto - dall'inizio dell'unione tra Azione e Italia Viva, noi abbiamo dato circa un milione e mezzo di euro. La maggior parte dei quali sono stati spesi per promuovere il volto e il nome di Calenda. Ci sono le fatture a dimostrarlo. Qualcuno dice che è per la vicenda del Riformista. Voglio essere molto chiaro: nella telefonata che ha preceduto la conferenza stampa, Carlo era entusiasta e mi ha spiegato che bisognava fare il giornale del Terzo Polo. Io gli ho spiegato che no, non aveva senso. Quanto allo scioglimento di IV è evidente che se facciamo il partito unico si scioglie Italia Viva, così come si scioglie Azione. È evidente, ma lo scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia, va contro le leggi della fisica. Prima si fa il partito unico, che non può che essere un partito fondato su un passaggio democratico e dal basso, come diciamo da sempre».

(Unioneonline/L)

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