Il 6 novembre appena trascorso tra Roma e Tirana sarebbe stato siglato un Protocollo di Intesa per la gestione dei flussi migratori in entrata verso e per l’Italia. Se possa ritenersi cosa buona e giusta pare lecito nutrire qualche, e forse più, di una perplessità, ma l’attivismo del Governo sul piano della politica estera, condotta senza un preciso filo tematico comune teleologicamente diretto al conseguimento di un progetto di affermazione prestabilito all’interno di una comunità internazionale variegata e financo diversamente configurata in relazione alle specifiche tematiche di interesse potenziale comune, potrebbe, all’inverso, riflettersi in negativo sul piano interno, conducendo alla rapida discesa politica delle forze che formano l’attuale maggioranza di governo per essere, quella medesima maggioranza, in difficoltà nel tradurre sul piano pratico quello che fu uno slogan costante del Segretario della Lega solo fino a qualche tempo fa, ossia il noto “prima gli italiani” che aveva animato ed inequivocabilmente orientato nell’intimo dell’urna gran parte del popolo degli elettori.

Tra possibile ingenuità relazionale esterna (tale, perlomeno, è la sensazione che se ne ritrae) e apparente (perché ancora tale parrebbe essere) quanto verosimilmente ristretta lungimiranza decisionale interna, l’azione da ultimo posta in campo, unitamente al riformismo annunciato sul piano costituzionale, potrebbero rappresentare i primi segnali di difficoltà del complesso governativo di attuale (centro) destra rimasto orfano del Presidente Silvio Berlusconi. Del resto, l’esperienza renziana dovrebbe fungere da caposaldo dell’insegnamento in argomento.

Detto altrimenti: se è vero che la prossima apertura, come pure la gestione dei due Centri per i Migranti in Albania prevista dallo oramai chiacchieratissimo Protocollo di Intesa firmato dal nostro Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Complementare albanese Edi Rama, saranno completamente a carico dalla Italia, la quale stando a quanto si legge sarà chiamata a porre in essere un consistente esborso in denaro, quale sarebbe il vantaggio reale per il nostro Paese già fortemente provato sul piano economico? Sembra che la previsione di Centri non meglio definiti e regolamentati, ma in apparenza ad hoc, sia utile più che ad un realistico risvolto di carattere pratico-risolutivo, a giustificare, trasformandola, l’impossibilità di porre in essere l’originario decantato “blocco navale”, trasponendolo per assimilazione non troppo ben riuscita sul piano di un “trasferimento forzoso” della cui legittimità pare lecito dubitare. Siccome poi anche la gestione stessa di siffatte strutture pare debba essere tutta a carico dell’Italia, la quale dovrebbe assumerne pure la esclusiva responsabilità, non sarebbe stato meglio, e probabilmente più economico facendo il conto umile della serva, progettare i centri nel territorio nazionale come del resto era previsto in origine? Si chiede per un amico come si usa sovente dire.

Ma la logica potrebbe essere tale per molti ma non per tutti. Verrebbe quasi da domandarsi a chi giova, in pratica, questo Protocollo di Intesa, e probabilmente la risposta non sarebbe al favore del Paese Italia che tutto considerato, per ben cinque anni, rinnovabili per altrettante annualità una sola volta, ne sarà vincolata al rispetto, oneri economici compresi. Ebbene: che dire allora della circostanza che allo stato, Tirana non fa ad oggi parte dell’Unione Europea? Quale legittimazione sul piano politico procedimentale, e soprattutto sul territorio di uno Stato che non è Membro dell’Unione Europea, potranno avere le procedure di richiesta di asilo o rimpatrio, previste dalle normative italiane ed europee?

Si tratterebbe di una estensione non altrimenti deliberata alla unanimità degli Stati Membri, e per ciò stesso non opponibile ai medesimi Paesi Membri non sottoscrittori del Protocollo, oppure di una limitazione di giurisdizione del Paese Albania, ma sempre ed unicamente circoscritta alle relazioni con l’Italia? E se, nella situazione appena descritta, la richiesta di asilo dovesse essere rigettata, quale sarà il trattamento degli ospiti privi dei requisiti utili alla permanenza? In che modo verrà garantito il loro diritto ad impugnare il provvedimento di rigetto? Avanti a quale Tribunale dovrà essere impugnato il provvedimento? In buona sostanza, se medio tempore l’Albania dovrà cedere la propria sovranità sulle aree destinate al Progetto, quali potranno essere le conseguenze sul piano pratico – giuridico squisitamente inteso? E poi: ma non era prevista la costruzione specifica, in Italia, di nuovi Centri di Permanenza per i rimpatri in misura di uno per ogni regione? Nulla di fatto? Quali sono gli obiettivi conseguiti effettivamente dal Governo Meloni rispetto alle promesse fatte tanto allorquando Fratelli d’Italia sedeva sui banchi della opposizione, quanto all’indomani del 25 settembre 2022? Ma davvero si può legittimamente credere che l’efficientismo apparentemente vantato dalla attuale maggioranza di governo possa esprimersi e riflettersi anche in un Protocollo dalla consistenza indefinita ma che parrebbe più finalizzato alla conservazione di un consenso che sembra andare gradualmente scemando più che alla finalizzazione dello obiettivo che vorrebbe porsi? E se questo effetto boomerang fosse il vero e solo effetto Schlein che, tutto considerato, ha mostrato di avere un fortissimo potenziale attrattivo sul Popolo, su quella parte di elettorato tradizionale della sinistra che nel tempo aveva perso la fiducia nell’apparato del partito di riferimento e che con l’arrivo della giovanissima Segretaria ha visto rimpolparsi la propria speranza di cambiamento e la propria istanza di uguaglianza sul piano sociale? E se per Giorgia Meloni e per la sua maggioranza fosse davvero finita la luna di miele come spesso si usa dire? Con Elly Schlein il Partito Democratico, nella sua nuovissima veste ideologica personificata dall’entusiasmo ideologico della Sua Segretaria, sembra assumersi il compito di operare la vera ricostruzione del Paese Italia. Sarà interessante valutarne l’impatto pratico in occasione delle prossime vicinissime urne, ma le premesse sono piuttosto eloquenti. Il Tempo è Signore e non tarderà a offrirci il Suo riscontro.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato – Nuoro)

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