“Caro presidente Zelensky, sai che puoi contare sul nostro leale sostegno alla causa della libertà del popolo ucraino. Sii forte e mantieni salda la tua fede!".

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, all’indomani della vittoria alle elezioni politiche, ribadisce il supporto all’Ucraina: “Apprezziamo il sostegno costante dell'Italia all'Ucraina nella lotta contro l'aggressione russa - aveva scritto Zelensky poco prima -. Contiamo su una proficua collaborazione con il nuovo governo italiano".

La potenziale futura premier italiana ha ricevuto gli auguri anche della premier inglese Liz Truss, del premier polacco Mateusz Morawiecki e di quello ceco Petr Fiala. Ognuno dei quali ha ricevuto un personale ringraziamento e un invito a lavorare insieme, la prima “per la libertà, la democrazia, la sicurezza e la prosperità delle nostre nazioni", il secondo per la difesa “dei nostri valori comuni e la sicurezza europea", il terzo “per il nostro lavoro comune per un'Europa migliore!".

Dopo il trionfo Meloni ha dettato ai suoi la linea: zero festeggiamenti e testa bassa al lavoro, tra riunioni, telefonate e l'esame di documenti, facendo la spola tra gli uffici della Camera e la sede del partito, a metà strada tra la Camera e il Senato.

Le priorità convergono sull'allarme economia e il più impellente caro bollette. Manca per ora il confronto diretto con Matteo Salvini, che ieri è stato alle prese con il Consiglio federale convocato a Milano. Ma la parola d'ordine per Meloni è coinvolgere gli alleati. Nei limiti del possibile e sempre tenendo conto dei nuovi equilibri nati dal voto.

Forte dei buoni rapporti coltivati già da leader dell'opposizione, continua nel frattempo a tenere aperti il dialogo con il Quirinale e il coordinamento con Palazzo Chigi alla vigilia della presentazione della Nadef, la Nota di aggiornamento al Def che il governo uscente presenterà probabilmente domani ma solo nella parte tendenziale (e non quella programmatica) lasciando al successore decisioni e impegni. A cominciare dalla prossima Manovra economica che quest'anno avrà necessariamente tempi più stretti.

Altra priorità sul tavolo è il taglio delle tasse, su cui si vorrebbe dare subito un segnale intervenendo sul cuneo fiscale, ad esempio dirottando fondi dal reddito di cittadinanza per una migliore distribuzione dei 9 miliardi della misura. Meno urgente invece il nodo delle riforme, dal presidenzialismo all’autonomia differenziata: il partito che ha trionfato domenica non le disdegna e di certo vorrebbe portarle a casa nei 5 anni in cui spera di stare al governo. Ma su quelle, per il momento, non c'è fretta.

(Unioneonline/D)

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