Il riarmo europeo, la guerra in Ucraina, i dazi americani. Ma anche il caso Ventotene. 

Giorgia Meloni a margine dei lavori del Consiglio europeo fa il punto a partire dalle beghe tutte italiane, un polverone che non si placa da quando ieri alla Camera la premier ha criticato aspramente alcuni punti del Manifesto redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni.

Da parte della sinistra, dice la presidente del Consiglio, c'è stata una «reazione assolutamente scomposta» che mostra «un'anima illiberale e nostalgica» dell’opposizione che ha «oggettivamente delle difficoltà a confrontarsi con le idee degli altri. Io non ho difficoltà. Sono molto convinta delle mie, le rivendico e penso che questa sia la base della democrazia e quindi il problema credo che ce l'abbiano altri». «Io rivendico di non essere d'accordo», aggiunge, ma «non ho insultato nessuno, quella insultata sono stata io, ampiamente». 

Il ReArm Ue

Sul riarmo europeo: «Le risorse previste sembrano molte ma sono virtuali. Noi non chiudiamo ai prestiti» alla base della clausola di salvaguardia nazionale ma «è una scelta che dobbiamo valutare, non abbiamo ancora i dettagli». Sulla scelta di attivare la clausola o meno entro aprile: «L'orizzonte ci sembra ravvicinato».

La guerra in Ucraina

Quanto all’Ucraina «io penso che la questione principale su una pace che sia giusta e duratura sia la garanzia di sicurezza, che è il grande dibattito e in parte si è svolto anche questa mattina», ha detto Meloni. «Tutti quanti stiamo cercando di interrogarci su quali siano le garanzie di sicurezza che possano essere più efficaci. Io continuo a ritenere personalmente che, tra tutte le strade che abbiamo di fronte o le proposte che ho sentito fare, quella di una estensione dei principi o dell'articolo 5 del trattato della Nato anche senza l'ingresso immediato dell'Ucraina nella Nato sarebbe la soluzione più efficace, sul lungo periodo e anche, secondo me, per svelare eventuali bluff da parte russa. Perché se la Russia non ha in animo di tornare a invadere l'Ucraina perché dovrebbe opporsi a delle garanzie di sicurezza che sono solamente difensive? Per cui io continuo a porre questa questione che mi pare anche cresca nel consenso».

I dazi Usa

Sui dazi «bisogna essere prudenti con una risposta automatica. Sono preoccupata dalle conseguenze. Oggi la presidente della Bce Lagarde parlava di una stima di contrazione di 0,3 del Pil che andrebbe allo 0,5 se rispondessimo. Mi sembra lucido, da parte della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, rinviare di qualche giorno» l'attivazione delle contromisure. Alla Casa Bianca ci andrà, continua a ripetere, «ma non ho ancora una data».

(Unioneonline)

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