La legge regionale che impone il linguaggio di genere negli atti ufficiali (con termini come sindaca, assessora, ministra) suscita polemiche: «Allora diciamo anche dentisto e
baristo », protesta Paolo Truzzu (Fratelli d'Italia): «Non è questa la parità, non mi adeguerò mai». «È una forzatura, ma necessaria per superare le discriminazioni», replica Anna Maria Busia, consigliera del Centro democratico che ha proposto la norma. Il linguista Arcangeli: «Obiettivo giusto, sbagliato imporlo per legge».
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