L’appuntamento elettorale di giugno si avvicina, il confronto diretto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, impegnate in prima persona nella attesa competizione elettorale, pare essere sfumato, quanto meno per il momento, e tutto sommato, considerata la necessità di lasciare da parte il protagonismo dei leader e di dare, invece, risalto ai candidati che, se raggiungeranno il numero di preferenze, andranno realmente a far parte del Parlamento Europeo, forse è stato meglio così.

Con il voto dei giorni 8 e 9 giugno prossimi, si aprirà una nuova fase politica sovra-nazionale nel contesto della quale l’Italia dovrà ritagliarsi, e necessariamente, un ruolo di primaria importanza. Definire quello corrente quale periodo di complessa transizione potrebbe contribuire a rendere l’idea dell’esigenza di un riordino a livello globale generale, stanti i conflitti in essere, e stante la difficile congiuntura economica che, a differenti livelli, gli Stati, e di conseguenza i loro cittadini, si trovano a dover fronteggiare.

Oggi più di ieri, con buona verosimiglianza, le diverse forze politiche di maggioranza e di opposizione dovrebbero intervenire per contribuire al miglioramento dell’assetto istituzionale di modo da renderlo quanto più confacente all’esigenza di rinvenire un rinnovato fondamento etico e politico tanto a livello nazionale, quanto a livello europeo. L’evolversi dei tempi, e il repentino mutare del quadro geopolitico di riferimento, lo impone con forza. Probabilmente anche per questo sarebbe importante, al di là del riformismo forse troppo accelerato (la formula dubitativa si impone doverosa), che caratterizza l’attuale fase politica, intervenire in maniera maggiormente stringente al fine di riuscire ad incrementare la competitività del sistema economico attraverso la riorganizzazione del patrimonio lavorativo dal punto di vista umano e della contrattazione collettiva, attraverso la migliore valorizzazione della forza lavoro e dei sistemi di formazione della stessa.

Il centrodestra ha vinto con larga maggioranza le elezioni del 25 settembre dell’anno 2022, e fin da subito ha annunciato il proprio impegno nel portare avanti talune riforme ritenute di rilievo per il Paese. Tra queste, gran peso è stato dato al “premierato” e alla attuazione della “autonomia differenziata”. Due riforme che, sulla scorta di differenti ordini di valutazione, hanno un fortissimo riflesso impattante, ammesso e forse non concesso, sarà il tempo a dirlo, che le stesse, per le modalità della loro attuazione pratica e per il loro impatto sulla vita reale, possano coesistere nel contesto dello stesso ordinamento.

Eppure, tendenzialmente, e con buona verosimiglianza tradizionalmente, ci si era abituati a considerare riformisti i partiti di centrosinistra, quanto meno a titolo esemplificativo e non esaustivo. Dicendolo altrimenti, e per meglio comprendere la novità dei tempi correnti, per la prima volta nella storia repubblicana italiana, un partito di destra, quale è quello guidato da Giorgia Meloni, ossia Fratelli d’Italia, è riuscito a ricoprire un ruolo strategico alla guida del Governo. Conseguendone che l’Italia, si è, dal 25 settembre 2022, caratterizzata quale Paese dell’Unione Europea che, unitamente ad altri guidati da altrettanti partiti di destra, pare essere andata a rinforzarne le fila.

Difficile dire già all’attualità, considerate pure le differenti anime conviventi nella coalizione di centrodestra, se la circostanza sarà a tal punto determinante da modificare l’impostazione caratterizzante del socialismo solidale europeo, ma, indubitabilmente, induce ad una riflessione più ampia, che investe le motivazioni profonde di siffatta involuzione. Al di là delle peculiarità che paiono caratterizzare ciascuno dei ventisette Paesi facenti parte dell’Unione Europea, e delle istanze di cui i medesimi si faranno portatori nell’interesse dei propri cittadini, sarà oltremodo interessante comprendere quale ruolo l’Unione Europea riuscirà a rivestire nel contesto geopolitico internazionale, quale sarà l’anima, per così dire, che andrà poi a riflettersi nelle scelte politiche comuni. Probabilmente, in conseguenza dei profondi cambiamenti intervenuti nel tessuto sociale prima ancora che in quello politico (che ne sarebbe diretta conseguenza) dopo il periodo pandemico, sarebbe necessario tanto a livello nazionale, quanto a livello europeo, realizzare un nuovo approccio alla politica e alla sua funzione. E ritrovare un rinnovato ideale comune maggiormente rispondente all’evolversi repentino dei tempi e ai cambiamenti in atto. Quale sarà dunque l’Europa che si andrà a delineare all’indomani delle votazioni di giugno? Sarebbe importante realizzare una autentica Europa dei Popoli, a misura di cittadino, idonea a rifletterne le esigenze per poterle soddisfare. Una Europa competitiva, mediatrice tra i popoli a livello internazionale. In Italia, quale, tra i due partiti di punta delle opposte coalizioni, Fratelli d’Italia e Partito Democratico, riuscirà ad esprimere meglio l’esigenza del cambiamento che avanza? Oppure saranno le forze più moderate a prevalere? Un’unica certezza resta salda: quella della necessità dell’Unione Europea in quanto tale.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato – Nuoro)

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