Lo strappo di FdI è lacerante. Le parole usate nella nota della coordinatrice regionale, la senatrice Antonella Zedda, risuonano non solo come un tentativo di blindare la candidatura, ma anche come una bocciatura della Giunta Solinas. Antonio Moro, presidente del Psd’Az, il partito del governatore, indossa l’elmetto e va all’attacco: «Il Psd’Az ha pagato un prezzo politico elevatissimo per vincere la sfida del governo dell’Isola», dice Moro, «destinando le migliori energie al programma e al progetto della coalizione. I nostri dirigenti sono pronti a discutere e a confrontarsi con tutti. Sono orgogliosi di ciò che il Psd’Az rappresenta e mai accetteranno di farsi prendere a spallate solo perché a Trento non tornano i conti delle poltrone».

Nell’Isola cosa non torna?

«Fratelli d’Italia in Sardegna ha dato seguito al diktat dei propri vertici italiani, finalizzati a creare una contrapposizione forte alla Lega nelle dinamiche delle alleanze regionali, come conseguenza delle frizioni che si vanno registrando in Trentino o a Palermo in queste ore. Per il Psd’Az è inaccettabile che la Sardegna possa trasformarsi in un terreno di rappresaglia per questioni irrisolte di poltrone nella rispettabilissima provincia autonoma di Trento».

Lo strappo di FdI rischia di creare una frattura insanabile nella coalizione?

«In quanto sardisti crediamo di fare il bene della Sardegna, adoperandoci per salvaguardare l’unità della coalizione di centrodestra civico e sardista, l’unica che possa presentarsi come vincente. Allo strappo della coordinatrice di FdI rispondiamo con la politica e non con i giudizi sulle persone o con l’elenco delle doglianze di fine legislatura».

Zedda annuncia la convocazione di un tavolo sardo.

«Il titolo a convocare le coalizioni che governano, da che mondo è mondo, lo ha il presidente della Regione. Poi ognuno è libero di convocare futuribili tavoli di ipotetiche altre coalizioni, assumendosene le responsabilità politiche».

Vi disturba di più il no al Solinas bis o la discesa in campo di Paolo Truzzu?

«I modi con i quali opera FdI, più del Solinas bis, minacciano sul nascere persino l’idea della preparazione al decollo del Truzzu one».

Eppure una designazione del sindaco di Cagliari è nell’aria da tempo.

«Truzzu, con intelligenza e buonsenso, ha manifestato la legittima disponibilità alla candidatura, subordinandola alla tenuta della coalizione di centrodestra civico e sardista. Lo strappo della coordinatrice del partito al quale Truzzu aderisce mi sembra invece che ponga in discussione gli elementi politici che stanno alla base della manifestata disponibilità del sindaco a una candidatura».

Vedrete bene almeno il Truzzu bis alla guida del Comune di Cagliari?

«Penso sia corretto che il sindaco possa trovare il conforto dei cagliaritani che, attraverso l’eventuale consenso, potranno certificare la bontà della sua amministrazione. Ma anche dei progetti che, a suo giudizio, hanno reso, o meglio, renderebbero, qualora realizzati, Cagliari una città migliore».

Rigettate quindi l’invito di Zedda al “passo di lato”?

«I passi dei sardisti li decide il Psd’Az. La coordinatrice di FdI può scegliere invece il passo con il quale far marciare i militanti nel suo partito».

Allora siete pronti ad uscire dal centrodestra?

«Il centrodestra sardo o ha i sardisti come alleati oppure non è. Diventa un’altra cosa, che in Sardegna non è mai stata premiata dagli elettori».

Confermate l’alleanza con la Lega?

«L’alleanza con la Lega non è mai stata in discussione. È un’intesa programmatica e strategica tra il più antico partito federalista europeo, il Psd’Az, e il più grande partito federalista d’Italia, la Lega».

È azzardato pensare che il Psd’Az possa guardare dall’altra parte?

«Guardare al campo dei pentastellati? Mi sento di escluderlo. In ogni caso i sardisti, ormai da più di vent’anni, stipulano accordi solo programmatici e hanno sempre dimostrato di avere le mani libere in tema di alleanze».

Esiste l’eventualità che il Psd’Az abbia il coraggio di presentarsi da solo?

«Il Psd’Az ha il suo simbolo, i suoi valori, la sua bandiera e la sua storia secolare. Nessun sardista può avere timore nel presentarsi solo con i Quattro Mori alle elezioni, perché sono la nostra vera forza da più di cent’anni».

Lorenzo Piras

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