Basta una mezza mattinata per chiudere la pratica della Finanziaria in commissione Bilancio, con i soli voti della maggioranza. Dopo giorni di incontri e tensioni si è capito che discutere tutti gli emendamenti sarebbe stato uno stillicidio, vista la scarsa copertura. Per questo si è deciso di accelerare e, nei dieci giorni che precedono l'ingresso in aula, reperire qualche altra risorsa.

Non è stata una manovra semplice perché l'ingombro della spesa per la sanità pesa come un macigno sul bilancio. Dati preoccupanti contenuti nel dossier che la commissione di inchiesta per i costi del settore comincerà ad analizzare martedì prossimo.

La pausa di dieci giorni serve per allentare il pressing dei consiglieri di maggioranza e opposizione, che in questi giorni hanno lamentato l'esiguità degli stanziamenti. Non ci sono quattrini sufficienti per soddisfare gli emendamenti e davanti a un malumore crescente il rinvio può essere un toccasana. D'altronde, evitare l'aumento di Irpef e Irap è costato 70 milioni di euro e non ridurre lo stanziamento per le politiche sociali ne ha messo da parte altri 30. A questo si aggiungono i 330 milioni di euro in più per accompagnare il piano di rientro dal debito in sanità.
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