Per la seconda volta nel giro di pochi giorni e ormai alla vigilia del voto per il Parlamento Ue, la legge elettorale per le europee viene rimessa alla Corte Costituzionale. Dopo il tribunale di Venezia, scende in campo quello di Cagliari, ma per una questione diversa: le minoranze linguistiche. Nell'ordinanza firmata dal giudice Ignazio Tamponi, infatti, il quesito sottoposto alla Consulta riguarda il fatto che la legge 18/1979, quella che regola in Italia il voto per eleggere gli europarlamentari, modificata nel 2009, ammette solo le liste di candidati presentate da partiti o gruppi politici espressi dalle minoranze di lingua francese, tedesca o slovena, e non di altre minoranze linguistiche. Una disposizione che secondo i ricorrenti che si sono rivolti al tribunale cagliaritano, non rappresenta e non tutela altre componenti, a cominciare da quella sarda. Alla base di tutta la vicenda, un ricorso promosso da un gruppo di cittadini-elettori, rappresentanti dall'avvocato Felice Besostri, ex senatore Ds, docente di Diritto Pubblico Comparato a Milano, che ha già impugnato il Porcellum poi bocciato dalla Consulta a dicembre e ora ha iniziato una battaglia contro quello che definisce "Europorcellum". Besostri ha proposto ricorso a Roma, Milano, Napoli, Trieste, Venezia e Cagliari. E questi ultimi due fori si sono già espressi nel merito, sospendendo il giudizio in attesa della Corte Costituzionale. Nel ricorso a Cagliari, Besostri è affiancato da altri due legali: Luisa Armandi e Roberta Campesi.
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