Sono 14 i simboli che compariranno sulle schede dei sardi alle elezioni del 25 settembre, sia alla Camera che al Senato.

Nell’Isola ci sono 1,3 milioni di elettori che, divisi in 1.836 sezioni, sono chiamati ad eleggere 16 parlamentari con il sistema del Rosatellum. Si vota solo domenica dalle 7 alle 23.

Otto dei 14 simboli – alcuni storici, altri completamente nuovi - fanno parte delle due coalizioni (4 per la coalizione di centrodestra, altrettanti per quella di centrosinistra), gli altri sei corrono da soli.

Di seguito l’elenco dei simboli, con i loro leader e le loro principali proposte politiche.

CENTRODESTRA

Giorgia Meloni – Fratelli d’Italia: Corre con la coalizione di centrodestra. Unico partito ad essere stato sempre all’opposizione nella scorsa legislatura, sia con i due governi Conte che con quello guidato da Mario Draghi. Ha incentrato la sua campagna elettorale identitaria sui temi Dio, patria e famiglia. La sua leader ha un passato in An, mantiene le tradizioni storiche della destra come simboleggia anche la fiamma tricolore, ed è stata ministro della Gioventù nel governo Berlusconi nato nel 2008 e caduto tre anni dopo per lasciar spazio al governo tecnico di Mario Monti.

Forza Italia – Berlusconi Presidente: Simbolo ormai storico, nato nel 1994. Si presenta nella coalizione di centrodestra. Si propone come l’ala più moderata rispetto a Lega e Fratelli d’Italia. Silvio Berlusconi è stato quattro volte presidente del Consiglio, ha lasciato Palazzo Chigi nel 2011 e da allora non ci è più tornato.

Lega per Salvini premier: La vecchia Lega Nord che ha cambiato il simbolo e in Sardegna ha stretto un’alleanza con i sardisti del Psd’az. Si presenta nella coalizione di centrodestra e tra i temi più calcati in campagna elettorale ci sono la lotta all’immigrazione, la richiesta di uno scostamento di bilancio per il caro bollette e una nuova riforma delle pensioni che scongiuri il ritorno alla Fornero a partire dal 2023. Matteo Salvini è stato ministro dell’Interno e vicepremier nel Conte I, che poi ha fatto cadere, è passato all’opposizione nel Conte II ed è ritornato in maggioranza nel governo Draghi, in cui lui personalmente non ha avuto incarichi di governo ma la Lega ha potuto contare su alcuni ministeri.

Noi Moderati – Udc: Il partito centrista della coalizione di centrodestra, che racchiude tre simboli e rimanda a tre leader: l’ex democristiano Maurizio Lupi, l’ex Forza Italia e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

CENTROSINISTRA

Pd – Italia democratica e progressista: Uno dei pochi simboli che non presenta il nome del leader del partito, che è Enrico Letta. Il Pd è leader della coalizione di centrosinistra, nella sua lista ci sono anche gli ex fuoriusciti di Articolo 1. Il partito, che si connota come molto europeista, in campagna elettorale ha spinto molto sull’agenda Draghi e sulla transizione ecologica. Difende il reddito di cittadinanza (che non ha votato in Parlamento), sostiene il salario minimo e lo ius scholae. Nella scorsa legislatura è stato all’opposizione del Conte I, al governo sia con il Conte II che con Draghi. Enrico Letta è stato presidente del Consiglio per neanche un anno tra il 2013 e il 2014, poi è caduto lasciando spazio a Matteo Renzi.

Alleanza Verdi – Sinistra: Simbolo che unisce due partiti: Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, che ha sempre votato contro il governo Draghi, e i Verdi di Angelo Bonelli. È il partito più a sinistra della coalizione a guida Pd, quello che ha spinto Carlo Calenda a lasciare l’alleanza. Si caratterizza per una forte attenzione ai temi della giustizia sociale e ambientali: è contrario al rigassificatore di Piombino, vuole abolire i jet privati e ritiene necessario tassare i grandi patrimoni per redistribuire la ricchezza.

Più Europa con Emma Bonino: Corre nella coalizione di centrosinistra, è l’erede del Partito radicale. Fortemente progressista e di sinistra sui diritti civili, dal fine vita alla difesa dell’aborto alla legalizzazione delle droghe leggere, liberista in campo economico e fortemente atlantista in tema di politica estera. Uno dei maggiori sostenitori del governo Draghi, inzialmente doveva presentarsi con Azione di Calenda dando vita a un unico simbolo. Lo strappo di Calenda ha dato vita a una dolorosa rottura, con Azione che ha creato il Terzo Polo assieme a Italia Viva e Più Europa che è rimasta nella coalizione di centrosinistra.

Impegno Civico – Di Maio: Un simbolo che si presenta per la prima volta alle urne, nella coalizione di centrosinistra, e che porta il nome del ministro degli Esteri, grande protagonista di questa turbolenta legislatura. Vicepremier, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico nel Conte I, Di Maio è il padre del reddito di cittadinanza e del decreto dignità. Dopo lo strappo di Salvini nel Conte II passa agli Esteri, ministero che manterrà anche durante il governo Draghi. Leader del Movimento 5 Stelle nel 2018, ha lasciato il partito in polemica con Conte.

GLI ALTRI

Movimento 5 Stelle: Il vincitore delle ultime elezioni politiche si ripresenta nuovamente da solo, dopo il naufragio del tentativo di creare assieme al Pd il Campo Progressista. A guidarlo Giuseppe Conte, due volte presidente del Consiglio e uno degli artefici (assieme a Lega e Forza Italia) della caduta del governo Draghi che ha poi causato anche la rottura con il Pd. Conte ha puntato molto sui temi sociali: strenua difesa del reddito di cittadinanza, salario minimo e interventi contro il caro prezzi sono stati i temi più ricorrenti della sua campagna elettorale, nel corso della quale ha più volte attaccato Draghi.

Azione Italia Viva – Calenda: È il cosiddetto Terzo Polo, che vede uniti i due centristi ex Pd Carlo Calenda e Matteo Renzi, con il leader di Azione frontman della campagna elettorale. Si propone di riportare Mario Draghi a Palazzo Chigi, cosa possibile secondo Calenda ottenendo il 10% dei voti, soglia che a suo avviso non consentirebbe al centrodestra di governare da solo. Se Calenda nella scorsa legislatura è stato sempre all’opposizione, salvo poi appoggiare il governo Draghi, diversa la strada percorsa da Renzi. Dopo lo strappo di Salvini e la caduta del Conte I, il leader di Italia Viva è stato l’artefice del Conte II, che successivamente ha fatto cadere favorendo la salita a Palazzo Chigi di Draghi.

Unione Popolare con De Magistris: È il partito più a sinistra probabilmente in queste elezioni politiche. Alla guida l’ex magistrato ed ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che mette insieme diverse realtà: ex M5S di sinistra, Potere al Popolo (partito che si presentò alle elezioni del 2018) e Rifondazione Comunista.

Italexit – Per l’Italia con Paragone: Lista fondata dal giornalista e senatore eletto nel M5S. Il nome è un evidente richiamo alla Brexit, Paragone è sempre stato un sostenitore dell’uscita dell’Italia dall’Unione europea. Paragone ha lasciato il Movimento in polemica con la nascita del Conte II: nella lista raccoglie diversi personaggi “antisistema” sia di sinistra che di destra. È notoriamente un “no Green pass” estremamente critico nei confronti di Draghi.

Italia Sovrana e Popolare: Altra forza antisistema, riunisce sotto la guida del comunista Marco Rizzo diverse realtà (anche di estrema destra) antidraghiane e antieuropeiste. Si propone di invertire la rotta rispetto al governo Draghi che “con l’obbligo vaccinale e il Green pass ha limitato la libertà”. Ha fatto molto discutere un recente post di Rizzo che ha “brindato” per la morte di Gorbaciov.

Vita: La leader è la ex deputata M5S Sara Cunial. No vax, vede tra i candidati alcuni dei protagonisti della lotta al Green pass e alle vaccinazioni obbligatorie, così come diversi negazionisti del Covid. Alcuni temi fondanti sono il no al 5G, l’uscita dalla Nato, il no alla moneta elettronica, l’abolizione degli ordini professionali.

(Unioneonline/L)

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