È arrivato in serata il via libera del Consiglio dei ministri al cosiddetto Decreto Dignità, proposto dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio.

Secondo quantro trapela, il provvedimento prevede una stretta sui contratti a termine, norme più stringenti sulle delocalizzazioni e lotta al precariato.

Si intende mettere innanzitutto mano al Jobs act, riducendo drasticamente la vita dei contratti con scadenza programmata, che passa dagli attuali 36 mesi a 12 per quelli senza causale.

Inoltre, si riduce anche la possibilità di prorogare i contratti a termine, passando da 5 a 4, rendendo più costoso il ricorso a questa formula.

Novità anche per gli interinali, a cui verranno estese le stesse tutele già previste dalla legge per gli altri lavoratori.

Ancora: stop ai licenziamenti selvaggi, con importanti disincentivi, come l'aumento del 50% dell'indennizzo per chi viene allontanato dal proprio posto senza giustificazioni, che potrà arrivare fino a 36 mensilità.

Il decreto Dignità prevede poi un giro di vite contro la pratica delle delocalizzazioni, con multe molto salate per quelle imprese che decidono di lasciare l'Italia entro il termine dei cinque anni "dalla data di conclusione dell\'iniziativa agevolata".

Viene confermato anche lo stop alle pubblicità sul gioco d'azzardo.

Per un "più efficace contrasto alla ludopatia - si legge nella bozza -, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet". Inoltre "dal primo gennaio 2019 il divieto si applica anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti la cui pubblicità, ai sensi del presente articolo, è vietata".

(Unioneonline/l.f.)

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